Venerdì 26 Aprile 2024

Immigrazione, l'esperto: "Politica assente"

Il sociologo Barbagli: "A Fermo non c'entra il fascismo"

Il sociologo Marzio Barbagli

Il sociologo Marzio Barbagli

Bologna, 15 luglio 2016 - Marzio Barbagli, professore emerito di sociologia all’Università di Bologna, è uno dei massimi esperti in Italia di immigrazione e criminalità. Nel 2007 contestò i pregiudizi della ‘sua’ parte politica: "Sono di sinistra, ma non condivido la cautela ideologica della sinistra sull’immigrazione clandestina". Da osservatore imparziale non ha dubbi: l’immigrazione è un fenomeno che la politica deve gestire, a partire dai flussi, per evitare tensioni sociali e politiche.

Professore, che cosa ne pensa dei fatti di Fermo e della lettura ‘politica’ che ne è stata data?

"Semplificare e parlare di fascismo è pigrizia mentale: il termine ‘fascismo’ è inappropriato, come pure ‘razzismo’ che indica la pretesa di un senso di superiorità. Qualunque cosa sia successa a Fermo, è un caso singolo. Fortunatamente la storia dell’immigrazione in Italia dimostra che non ci sono state tensioni troppo gravi tra autoctoni e ospiti".  

Qual è l’entità reale del fenomeno?

"Gli stranieri sono l’8-9% della popolazione, un numero aumentato straordinariamente, prima in maniera graduale, poi si è intensificato coi ricongiungimenti familiari. La crisi economica ha scoraggiato pure i nuovi immigrati...".  

Ecco, la crisi economica. Gli italiani non temono la concorrenza degli stranieri sul lavoro?

"No, i lavori che fanno gli immigrati sono spesso quelli che gli italiani rifiutano. Le preoccupazioni sono rivolte ad altri due elementi: la criminalità e il welfare. E in un periodo di crisi preoccupa soprattutto quest’ultimo fattore: welfare vuol dire sanità e case popolari".  

Anche la politica ha le sue colpe?

"È questo che colpisce: mancano le politiche per gestire l’emergenza. L’Italia e la stessa Ue non sono in grado di controllare i flussi di migranti, tra i quali solo una parte sono rifugiati. Questa situazione ha costi economici e sociali".  

Che cosa non funziona?

"I governi non sono incapaci, hanno altri problemi da risolvere. Ma la gestione del fenomeno è inadeguata. ‘Emergenza’ è un termine tanto abusato che sembra non voler dire nulla, ma invece questa è una vera emergenza. E il governo italiano se la cava dando la colpa all’Europa...".  

Le possibili soluzioni?

"Quasi nessuno sembra in grado di trovarle. Certamente bisognerebbe rivedere alcune regole europee, come il principio di Dublino sul Paese di prima accoglienza dei rifugiati. Ma questa Ue ha tanti di quei problemi...".  

Quali potrebbero essere le conseguenze di questa inadeguatezza nella gestione? Pensa anche a tensioni sociali?

"Finora possiamo essere abbastanza soddisfatti: nonostante il gran numero di migranti non ci sono state reazioni particolarmente violente. Però potrebbe sempre succedere. Il problema è politico".  

In che senso?

"Il fenomeno potrebbe ingenerare forme di insoddisfazione e insofferenza. E partiti come la Lega Nord cavalcano il problema, non sempre con grandi risultati elettorali. Peraltro, anche l’esito del voto per la Brexit ha risentito di queste grandi trasformazioni".  

Invece per la sinistra il tema immigrazione è ancora un tabù, come lei denunciò nel 2007?

"Per la sinistra è tornato a essere un tabù, non ne parla proprio. Nessun leader ha affrontato il tema, le conseguenze, i problemi. Gli stessi oppositori interni di Renzi mica lo sfidano su questo terreno... Ma pure il centrodestra, o quel che rimane di Forza Italia, tace. E poi il Movimento 5 Stelle: non si esprime, è ondivago, ne parla solo quando deve strumentalizzare politicamente casi come quelli del business dell’accoglienza".  

Quindi c’è un problema politico generale?

"I cittadini non guardano le statistiche, ma la vita reale. L’insoddisfazione di molti elettori di sinistra nasce pure dal silenzio della loro parte politica sul fenomeno immigrazione. Ma se la sinistra non parla, la Lega dà risposte sbagliate a domande vere".