Martedì 30 Aprile 2024

Caso Hacking Team, allarme sul software-spia violato. "Inchieste sulla jihad a rischio"

Caso Hacking Team, il capo della polizia riferisce al Parlamento

Hacker (Olycom)

Hacker (Olycom)

Roma, 31 luglio 2015 - L’ALLARME è stato lanciato da Alessandro Pansa, il capo della polizia, nel corso di un’audizione al Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica). Il sistema più efficace per seguire le mosse di possibili terroristi erano le intercettazioni 2.0: inviare un ‘trojan’ sul telefonino o sul computer per controllarne le comunicazioni. Dopo l’attacco subito da Hacking Team – la società che vendeva il suo ‘Remote control system’ anche alle forze dell’ordine italiane – i segugi della polizia postale hanno però dovuto spegnere i software-spia. Con gravi danni a molte indagini in corso (alcune decine su tutto il territorio nazionale), specie quelle anti terrorismo. La polizia – ha spiegato Pansa – era cliente della HT fin dal 2004. Con l’ausilio del direttore della polizia postale, Roberto Di Legami, il prefetto ha riferito sull’impatto che la diffusione di 400 gigabyte di dati della Hacking Team ai primi di luglio ha avuto sulle investigazioni.

Tutte le attività di indagine che erano in corso con il software chiamato Galileo sono state subito sospese dopo che il codice sorgente del programma spia è diventato pubblico. Non significa interrompere completamente il monitoraggio dei soggetti sospetti, ma non usare il mezzo più efficace per farlo dei quattro a disposizione: gli altri tre sono i pedinamenti, le intercettazioni ambientali e quelle telefoniche. E sono diverse inchieste sul terrorismo, alcune definite importanti, i maggiori danni.

IL WEB è infatti frequentato massicciamente da elementi jihadisti per propaganda e comunicazioni sui social network e non solo. Pansa e Di Legami hanno comunque rassicurato sul rischio che lo spionaggio elettronico della polizia possa essere stato a sua volta ‘bucato’. È stato infatti spiegato che il software acquistato dalla HT veniva poi montato su hardware cui l’azienda non aveva accessi diretti. E dunque gli obiettivi delle indagini non potevano essere noti alla Hacking Team e non sono stati ‘bruciati’ dopo l’hackeraggio subito.

Tra i problemi sollevati c’è anche il fatto che al momento nessuna azienda italiana è in grado di fornire un servizio simile a quello che la HT metteva a disposizione della polizia e delle altre forze dell’ordine. E dunque, per ora, gli investigatori si trovano sprovvisti di un’«arma» molto redditizia. Sulle conseguenze del caso Hacking Team sono chiamati a riferire la settimana prossima al Copasir anche i responsabili delle altre amministrazioni che utilizzavano Galileo: il generale Alberto Manenti (Aise), i generali Tullio Del Sette (Carabinieri) e Saverio Capolupo (Guardia di Finanza). E anche il ministro della Giustizia, Andrea Orlando.

"NOI di Hacking Team – ha sottolineato l’ad David Vincenzetti – ci stiamo adoperando per restituire alle forze dell’ordine la capacità di combattere i crimini che si celano nel mondo digitale. Abbiamo già isolato i nostri sistemi interni per fare sì che ulteriori dati non vengano trafugati".