Giovedì 25 Aprile 2024

Giulio Regeni, lo strazio dei genitori

Cellulari spenti e silenzio. "Vogliamo sapere chi l'ha ucciso"

La famiglia Regeni alla laurea della sorella di Giulio (Facebook)

La famiglia Regeni alla laurea della sorella di Giulio (Facebook)

Roma, 5 febbraio 2016 - «IL MIO dolore è anche per tutto Fiumicello». La mamma di Giulio Regeni, Paola Deffendi, ha voluto mandare un pensiero al suo paese, alla sua comunità con la quale sa di condividere il dolore per la morte del figlio di 28 anni. Poi il silenzio è calato su di lei e sul marito Claudio, cellulari spenti o abbandonati e soltanto un grande riserbo per la sofferenza incommensurabile che è piombata su questa famiglia di un piccolo centro del Friuli che ha un’altra figlia più giovane, Irene. Paola e Claudio sono in Egitto da sabato, volati giù quando si sono resi conto che il silenzio del figlio, iniziato il 25 gennaio, giorno della scomparsa, era diventato troppo pesante. Probabilmente torneranno a casa nei primi giorni della prossima settimana, riportando indietro i poveri resti del loro ragazzo. Ma nella delicatezza del momento su una cosa insistono entrambi: vogliono la verità su quanto accaduto a Giulio. Hanno diritto di conoscerla.

IL PAESE, come loro, è piombato nel buio, ha proclamato il lutto cittadino, annullato le manifestazioni per carnevale e per il santo patrono. Nessuno ha voglia di divertirsi con questa cappa di dolore che schiaccia la comunità. Anche perché Giulio lì lo conoscevano tutti e tutti l’amavano. Per il suo carattere forte ed estroverso, per il suo impegno lungo tutta la vita: era stato il sindaco dei ragazzi, quando ancora portava i pantaloni corti. Ora si pensa a intitolare a lui, Giulio, il centro di aggregazione giovanile del paese, si medita su altre iniziative. C’è grande tensione e lo spiega bene il sindaco Ennio Scridel: «A Fiumicello – dice – siamo unitissimi, è come se fosse venuto a mancare un figlio nostro». «è un momento drammatico per la nostra comunità», aggiunge il primo cittadino.

A raccontare chi era Giulio, quanto potesse essere trascinante la sua carica vitale, ci sono gli amici. «Lui era una bella persona», dicono quasi all’unisono. «Un ragazzo serio, intelligente e con grandi capacità». «Sorridente, aperto, pronto a dare una mano in qualsiasi momento». Così lo raccontano non solo i giovani di Fiumicello dove tornava appena ne aveva la possibilità ma anche i compagni di università a Cambridge e, prima ancora, a Oxford. Tante le cose da ricordare e quelle da mettere insieme per descrivere un ragazzo pieno di sogni e speranze. Il suo amore per il Medio Oriente l’aveva portato a imparare l’arabo, a concentrare gli studi su approfondimenti legati a quell’area. E proprio in quell’area è andato a morire. Per mano di chi?