Venerdì 26 Aprile 2024

'Piano coniglio' in Venezuela, la ricetta Maduro per combattere la fame

I venezuelani sono dimagriti in media di nove chili per la malnutrizione e, talvolta, la mancanza completa di cibo. Ma l'idea finora è stata un flop

Un coniglio in un prato

Un coniglio in un prato

Roma, 15 settembre 2017 - I primi conigli distribuiti dal governo del Venezuela in quindici località perché i cittadini li facessero riprodurre per alimentarsi – Chavez tentò una volta di convincere ad allevare galline - sono diventati mascotte nelle famiglie “affidatarie”. Il 'Piano coniglio' di Nicolas Maduro per rispondere alla fame dei suoi concittadini, dimagriti in media di nove chili per la malnutrizione e talvolta la mancanza completa di cibo, è così naufragato dopo che ne aveva fatto l’oggetto di un consiglio dei ministri speciale. Il ministro per la Agricoltura urbana, Freddy Bernal, è stato perfino comico nella sua giustificazione: "I cittadini hanno dato un nome al loro coniglio e lo tengono come fosse un cane o un gatto. Abbiamo una cultura che ci fa considerare questo un animale da affezione, ma non è così: sono pur sempre due chili e mezzo di carne senza colesterolo". 

Nella mente dell’accoppiata Maduro-Bernal i venezuelani avrebbero dovuto sfruttare la "riproduzione come conigli" (il testo governativo dice proprio così!) che secondo le stime dell’esecutivo doveva fornire a ogni famiglia la possibilità di mangiare in un anno 80 conigli senza spese, se non quelle per il loro vitto. A Palazzo Miraflores sembra però che non si diano per vinti e così il ministro Bernal ha fatto girare sulle reti sociali un ulteriore appello alla salute pubblica dando regole nutrizionali: "La carne di coniglio è necessaria in questo periodo quando si pretende di aumentare la propria massa muscolare, possibile grazie all’alto contenuto di proteine che sono di valore biologico molto elevato".

La situazione alimentare del Venezuela è assolutamente deficitaria e per quanto riguarda l’infanzia in alcuni casi addirittura disperata. Negli scaffali dei supermercati mancano soprattutto le carni che solitamente si vendono: uccelli, maiale, vitella, e chi può permettersi le uova le paga il 2.500 per cento in più dello scorso anno. L’inflazione generale si avvia galoppante verso quota mille per cento (adesso è fra il 700 e l’800) senza che appaia all’orizzonte un elemento di fiducia. 

Dopo il flop conigli, un’altra raccomandazione del governo è quella che ogni famiglia si faccia “sui terrazzi o sulle verande” un orto casalingo: più chilometro zero di così... La polemica è ovviamente scoppiata fin dal primo momento sia sul 'piano coniglio' sia sulle motivazioni di questo impoverimento senza sbocchi di un Paese che inoltre è sprofondato in una strisciante guerra civile. Sul piano è sprezzante il capo dell’opposizione, Henrique Capriles: "Non è serio pretendere che si risolva il problema del Venezuela con i conigli. Se il governo non è capace di proporre un piano alimentare fattibile, deve cadere, come d’altra parte vuole il popolo". Il presidente Maduro replica leggendo la crisi del suo Paese in chiave internazionale: "Siamo vittime di una guerra economica fatta per impoverirci e portata avanti dagli Stati Uniti e dagli altri Paesi imperialisti che sono appoggiati in Venezuela dai grandi impresari solo per una questione ideologica: tornare a un governo fascista”.

In questa situazione, non si placano le proteste nelle strade. "Sono appoggiati dai capitalisti", dice Maduro. "Il sogno di Chavez è tramontato", dicono i rappresentanti della Tavola di unità democratica. La parola fine è lontana da venire, anche se il 27 settembre le due parti si confronteranno ancora a Santo Domingo in un incontro voluto dal presidente Danilo Medina al quale parteciperanno anche osservatori di Messico, Cile, Bolivia e Nicaragua.