Sabato 18 Maggio 2024
GIOVANNI SERAFINI
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Edouard Philippe, l'arma segreta di Macron

Macron ha scelto bene: un colpo da maestro. Nominando alla guida del governo Edouard Philippe - "un uomo di destra" come ha ribadito il diretto interessato - ha creato un vuoto d'aria che potrebbe risucchiare dalla sua parte numerosi esponenti politici appartenenti alle fila dei Républicains, il partito dei conservatori di Nicolas Sarkozy e Alain Juppé. Era già successo nei giorni scorsi nel campo della "gauche": il giovane presidente della Repubblica francese può contare su molte adesioni di ex socialisti che non vedono alcun futuro per il loro partito. Le reazioni furibonde di una parte della destra mostrano che il colpo è stato duro. Le conseguenze della coltellata vibrata da Macron e da Edouard Philippe possono essere molto gravi in vista delle legislative che si svolgeranno nel giugno prossimo. Quanti passeranno sotto la bandiera di Macron, da destra e da sinistra? E come evitare l'implosione del PS e dei Républicains se il presidente e il primo ministro otterranno alle elezioni politiche i voti necessari per il controllo della maggioranza in Parlamento?

Grazie ad una vasta rete di conoscenze costruita in anni e anni di lavoro, Edouard Philippe potrebbe riuscire nell'intento. Le prime risposte del resto sono incoraggianti: appena due ore dopo la nomina di Philippe a Matignon 21 deputati conservatori hanno lanciato un appello al loro partito chiedendo di "rispondere alla mano tesa dal presidente della Repubblica". Tra i firmatari troviamo seguaci di Sarkozy e Juppé, da Bruno Le Maire a Borloo alla Kosciusko-Morizeti, personaggi che incarnano le tendenze dominanti nella destra. Alcuni di loro faranno probabilmente parte dell'elenco dei ministri che verrà annunciato domani. Secondo le indiscrezioni il sindaco di Lione Gérard Collomb (ex socialista) dovrebbe andare agli Interni e il centrista François Bayrou agli Esteri, mentre Jean-Yves Le Drian resterebbe alla Difesa. Anne-Marie Idrac e Corinne Lepage dovrebbero dirigere rispettivamente le Finanze e la Pubblica Istruzione; l'europarlamentare Sylvie Goulard, grande esperta di affari comunitari, si occuperebbe degli Affari europei. Il segretario del movimento "En Marche", Richard Ferrand, andrebbe ai Rapporti con il Parlamento, l'ex ministro chiracchiano Jean-Paul Delevoye ella Giustizia.

Il segretario generale dei Républicains, Bernard Accoyer, ha dichiarato che la scelta di Philippe "rappresenta una decisione individuale, non un accordo politico". E ha aggiunto: "Chi appoggerà il nuovo premier alle elezioni legislative? I candidati di En Marche o quelli dei Républicains?". Il leader dell'estrema sinistra Mélenchon ha detto a sua volta: "Scongiuro gli elettori francesi di non dare i pieni poteri alla destra di Macron".

Edouard Philippe è un "tecnico" di altissimo livello che conosce tutti gli ingranaggi della macchina politica. Uscito dalle prestigiose scuole di Sciences-Po e dell'ENA, i templi in cui si forma la classe dirigente del paese, è stato socialista da giovane: simpatizzava per la corrente di Rocard, il padre della "deuxième gauche", la stessa nella quale militava anche Emmanuel Macron. La svolta nella carriera di Edouard Philippe arrivò  nel 2002, quando Alain Juppé, braccio destro di Chirac e suo primo ministro, gli propose di andare a lavorare con lui per seppellire l'RPR e creare "il primo grande partito della destra", l'UMP. Edouard non esitò un secondo e nel giro di qualche mese diventò il direttore generale della nuova formazione. "Sono stati due anni e mezzo di stress, di colpi bassi e forti turbolenze. Ho imparato molte cose, ma ho anche capito che dovevo cambiare aria", racconta.