Giovedì 25 Aprile 2024

Attentato Manchester, il superstite: "La cosa più orribile che abbia mai visto"

Il racconto di Brian Malloy, scampato all'attacco: "Abbiamo cercato lenzuola negli alberghi per aiutare i feriti"

Attentato a Manchester, Brian Malloy (foto Colgan)

Attentato a Manchester, Brian Malloy (foto Colgan)

Manchester, 23 maggio 2017 - Manchester questa mattina si è svegliata con il suono cupo degli elicotteri della polizia che sorvolano la città e con gli ululati delle sirene. Ma la città non si è fermata. A parte l'area off limits della Manchester Arena, dove è avvenuta l'esplosione al termine del concerto di Ariana Grande, potrebbe sembrare una giornata come le altre. I poliziotti in assetto da guerra salutano i passanti con un “good morning”, come per rincuorare, per assicurare che è un giorno normale. I centri commerciali sono aperti e pieni, c'è gente per strada, nei bar. Tutti però parlano dell'attentato, 22 vittime dicono le ultime notizie.

“E' incredibile – dice Marco, un ragazzo italiano che da quattro anni vive a Manchester -, va bene il business... ma qui è tutto aperto, tutti sono per strada. Io lavoro da Selfridges, un centro commerciale. Siamo proprio al confine con la zona evacuata e non ci potevo credere quando mi hanno detto che dovevamo venire al lavoro”. Non si sarebbe mai aspettato una cosa così, qui a Manchester: “In genere si pensa che colpiscano le capitali, i simboli. Io qui sto bene, ma sono le cose che mi fanno venir voglia di tornare in Italia, da noi penso che sia più difficile che succeda. L'Inghilterra è molto più esposta”.

La zona intorno all'arena è completamente interdetta. La gente deve attraversarla, chiede informazioni al poliziotto che sbarra la strada: “Non so quanto rimarrà chiusa – spiega l'agente – c'è chi è pagato molto di più di me per decidere. Potrebbe restare chiusa un'ora come tre giorni”. Fra la gente che vorrebbe passare c'è anche Matthew, un ragazzo di 19 anni che studia a Leeds: “Sono di Manchester e appena ho saputo cosa era successo sono tornato subito a casa, qui, perché ho pensato che era qui che dovevo essere – racconta -. Ieri sera mi ha chiamato un amico, pochi minuti dopo l'esplosione, era al concerto, per fortuna sta bene. Sono sotto choc, davvero. Ho paura a leggere i nomi delle vittime, potrei conoscere qualcuno”.

E la città va avanti: “Sì, pensavo di trovare molta più polizia, e invece sembra una giornata come tutte le altre – conclude - ma la gente reagisce anche così”. Arriva anche un uomo con un mazzo di fiori, vorrebbe lasciarlo di fronte all'area transennata, ma il poliziotto gli consiglia di portarli a Saint Ann's square e gli consegna anche altri fiori lasciati in precedenza. “Ho saputo della notizia stamattina – spiega chiedendo di restare anonimo -, è terribile, ho voluto fare qualcosa e per ora l'unica cosa era pensare alle vittime, portare un pensiero per loro”. A Saint Ann's ci sono già altri fiori appoggiati contro il muro della chiesa.

Attentato Manchester, Emma Wren (foto Colgan)
Attentato Manchester, Emma Wren (foto Colgan)

Fra i presenti c'è anche un ragazzo con gli occhiali scuri, Brian Malloy, di Stoke-on-Trent, una città vicina, che ieri era al concerto: “Io e i miei amici stiamo bene – racconta –, ma sono voluto tornare e portare questi fiori per le vittime”. Brian, ricorda bene i momenti terribili dell'esplosione: “Subito dopo c'era chi parlava dello scoppio di una cassa acustica, ma noi non abbiamo avuto dubbi, non poteva esserlo, era troppo forte, era una bomba. Ricordo urla, panico e poi quando siamo usciti c'erano persone per terra che gridavano, sangue. La cosa più orribile che abbia mai visto. C'era una ragazza che aveva un profondo taglio in una gamba, sua madre urlava 'aiutateci!'. Siamo andati a cercare lenzuola nei locali e negli alberghi e kit di pronto soccorso per aiutare chi era ferito. E' stato terribile”.