Mercoledì 24 Aprile 2024

La nemesi del fiorentino

Primarie Pd, Renzi e il discorso della vittoria (Lapresse)

Primarie Pd, Renzi e il discorso della vittoria (Lapresse)

IMPLACABILE e spietata come si conviene all’incarnazione della giustizia distributiva, la dea Nemesi ha condannato Matteo Renzi a svolgere un ruolo che l’ex premier in realtà detesta, il segretario di partito, facendo di ciò il suo unico sbocco politico possibile. ‘Segretario’ e ‘partito’, difficile dire quale delle due parole gli piaccia meno, quale delle due più gli tolga l’aria. È una questione di ego. L’ego di Renzi trova soddisfazione nel ruolo di presidente (del Consiglio, s’intende), non in quello di segretario; si realizza in rappresentanza dell’intera nazione, non di una sola ‘parte’. Quattro anni fa, il partito fu per Renzi il trampolino dal quale balzare al più presto su palazzo Chigi.

Oggi è l’ultima ridotta in cui arroccarsi, l’unico perimetro della sua azione politica. È cambiato tutto, da allora. Con la sconfitta del referendum istituzionale è morta la Seconda repubblica e siamo tornati alla Prima, si è esaurita la stagione del maggioritario e siamo tornati al proporzionale. Quand’anche il Pd fosse il partito più votato, Renzi avrà bisogno di alleati per costituire una maggioranza parlamentare e c’è da credere che Berlusconi o Pisapia o chiunque sarà porrà la condizione di individuare un premier diverso da lui. Un premier condiviso, un premier alla mercé dei partiti. Un uomo di mediazione capace di tenere insieme anime politiche diverse e diversamente inquiete. Qualità di cui Renzi pare sprovvisto. È prevedibile che da oggi il Fiorentino faccia di tutto per rioccupare la scena politica, che faccia il possibile per ottenere le elezioni anticipate, che con la scusa di spronarlo logori il governo Gentiloni. È così che funzionava nella Prima repubblica: segretari di partito forti e premier deboli. Avrà la forza del segretario, Renzi, ma non potrà più avere quella del presidente del Consiglio in era maggioritaria. Una beffa, un contrappasso. Una nemesi, appunto.