Venerdì 26 Aprile 2024

Briciole per lo Stato

Roma, 19 marzo 2017 - Le elezioni si avvicinano, la fantasia si scatena. Beppe Grillo invoca il reddito di cittadinanza, Matteo Renzi annuncia il reddito minimo garantito e fa filtrare presunti diktat a Gentiloni affinché abbassi le tasse, Silvio Berlusconi rilancia con pensioni minime a mille euro e niente tasse su prima casa, eredità e auto. La domanda su dove gli illuminati leader pensino di trovare le risorse necessarie a finanziare tanta magnanimità di Stato non ottiene risposta. Tagliare la spesa pubblica è impopolare, razionalizzarla è faticoso. Qualcosa più di una goccia nell’oceano delle entrate fiscali potrebbe venire correggendo le regole dell’8 per mille. Oggi, in base a una legge voluta da Craxi nel 1985, l’8 per mille di ogni dichiarazione dei redditi viene spartito tra lo Stato, la Chiesa e le altre confessioni religiose riconosciute. Lo scorso anno sono stati distribuiti 1,3 miliardi di euro. Ma il punto è che meno della metà dei cittadini si prende la briga di indicare nella dichiarazione Irpef il destinatario della propria quota di tasse. Lo scorso anno l’hanno fatto in 18,8 milioni su 41,5, e la legge vuole che l’inoptato venga distribuito tra i possibili beneficiari in proporzione alle scelte espresse. Poiché il grosso va alla Chiesa e allo Stato viene destinata una miseria, gran parte dell’8 per mille finisce nelle casse vaticane. Un miliardo solo lo scorso anno. Buonsenso vorrebbe che, trattandosi di tasse, l’inoptato finisse integralmente allo Stato. Non cambierebbero i destini del Paese, ma con 7-800 milioni in più qualche mancetta fiscale sotto elezioni potrebbe essere ragionevolmente elargita. Sarebbe logico, sarebbe giusto. Lo chiede da tempo anche la Corte dei Conti. Inascoltata, naturalmente. Se ne desume che le promesse elettorali di cui sopra abbiano la stessa consistenza degli assegni a vuoto.