Giovedì 16 Maggio 2024

Pensioni, la Ragioneria di Stato: "Con cambio regole sull'età a rischio tutti gli assegni"

Il dipartimento del Mef mette in guardia il governo. Sulle uscite anticipate: chi va prima rischia di avere un taglio di oltre il 50% rispetto all'ultima busta paga

Pensioni (Ansa)

Pensioni (Ansa)

 Roma, 8 agosto 2018 - Pensioni a rischio in Italia se cambiano le regole sugli scatti di età. L'ombra viene allungata dalla Ragioneria di Stato che nel rapporto sulle "tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico" mette in guardia su eventuali (e paventati) interventi di legge da parte del governo. La Rgs, nel dettaglio, parla di azioni non tanto "dirette a sopprimere esplicitamente gli adeguamenti automatici" alla speranza di vita, inclusi gli scatti di età, quanto su quelle volte anche solo a "limitarli, differirli o dilazionarli". Secondo la Ragioneria generale, interventi di questo tipo "determinerebbero comunque un sostanziale indebolimento della complessiva strumentazione del sistema pensionistico italiano".

Il dipartimento del Mef spiega che "il processo di elevamento dei requisiti minimi e il relativo meccanismo di adeguamento automatico" sulle pensioni sono "dei fondamentali parametri di valutazione dei sistemi pensionistici, specie per i paesi con alto debito pubblico come l'Italia". E ciò non solo perché la previsione di requisiti minimi, come quelli sull'età, è "condizione irrinunciabile" per "la sostenibilità, ma anche perché costituisce la misura più efficace per sostenere il livello delle prestazioni". In sostanza: provare a toccare scatti e requisiti, come impedire il passaggio dell'età minima pensionabile da 66 anni e 7 mesi a 67 anni, rischia di avere ripercussioni serie sull'intero sistema. 

In tal proposito, la Ragioneria sottolinea che il requisito per il pensionamento di vecchiaia, anche in presenza di un blocco dell'adeguamento automatico alla speranza di vita, "verrebbe comunque adeguato a 67 anni nel 2021, in applicazione della specifica clausola di salvaguardia introdotta nell'ordinamento su specifica richiesta della Commissione e della Bce, e successivamente mantenuto costante a tale livello".

USCITA ANTICIPATA -  La Ragioneria di Stato spiega anche che lo stop all'adeguamento automatico non solo comporterebbe un "significativo peggioramento del rapporto fra spesa pensionistica e Pil", ma causerebbe anche "un abbattimento crescente nel tempo dei tassi di sostituzione", ovvero del rapporto tra l'ultima retribuzione e l'assegno. Chi spinge per andare via prima, in sostanza,  deve essere consapevole che poi avrà pensioni più povere.

Nel Rapporto, firmato Rgs, si stima, con il blocco dell'età, un taglio progressivo nell'arco di cinquant'anni, a partire dal 2020: fino a raggiungere "12,8 punti percentuali per un lavoratore dipendente", da oltre il 60% a meno del 50% della busta paga, "e 10 punti percentuali per un lavoratore autonomo".

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