Mercoledì 24 Aprile 2024

Scatta l’allarme: ripresa in affanno. "Puntiamo tutto sugli investimenti"

Lunedì arriva il Def. Lavoro, stretta sui voucher

Matteo Renzi in visita alla Lamborghini (Imagoeconomica)

Matteo Renzi in visita alla Lamborghini (Imagoeconomica)

Roma, 24 settembre 2016 - STIME di crescita al ribasso. E, per far quadrare i conti della manovra, deficit portato oltre il livello concordato con Bruxelles. A poche ore dalla presentazione della nota di aggiornamento del Def, in calendario per lunedì, sono questi i due pilastri attorno ai quali ruotano le ultime limature in corso al ministero dell’Economia.

Il governo, complici le scoppole incassate da Confindustria, Ocse, Unctad-Onu e Istat, è orientato a prendere atto della situazione di frenata e a ritoccare al ribasso le stime originarie: nel 2016 non sfonderemo il muro del +1% ma staremo sullo 0,8-0,9%. Vuol dire che, per mettere in Stabilità 25 miliardi, bisognerà tirare al massimo la leva del disavanzo, ricavando da questa voce circa 10-11 miliardi extra.

INTANTO, dal Consiglio dei ministri arriva l’attesa stretta sui voucher. Il Jobs Act viene rivisto per migliorare la tracciabilità dei buoni lavoro e prevenire gli abusi così frequenti negli ultimi anni: per i datori diventano obbligatorie alcune comunicazioni all’ispettorato del lavoro – via sms o email – prima dell’inizio della prestazione lavorativa. Il lavoro dei tecnici del Mef avanza con un traguardo: chiudere prima possibile calcoli e tabelle. In vista della presentazione della nota di aggiornamento, prevista per lunedì.

A complicargli la vita, però, ieri è arrivato l’Istat che, con i suoi ultimi calcoli, ha ridotto il dato finale del Pil per il 2015, portandolo dallo 0,8 allo 0,7%. Significa che ci saranno meno margini per la prossima manovra, perché nella legge di bilancio bisognerà conteggiare anche questa perdita retroattiva. E che le stime da considerare per l’anno in corso e per il 2017 diventano ancora più importanti e delicate. Sono due i dati strategici che costituiscono il pilastro per la prossima manovra: la crescita del Pil e il deficit.

Sul primo fronte la partita si gioca sui decimali. «Stiamo rivedendo le stime, ma io sono ottimista», ha detto il ministro Pier Carlo Padoan. Ormai assodato che, per l’anno in corso, bisognerà assestarsi sotto l’1%, non oltre come si sperava qualche mese fa, per l’anno prossimo l’ipotesi è di arrivare tra 1,1-1,2%. Per sostenere il peso della manovra allo studio (siamo nell’ordine dei 25 miliardi, si diceva), serviranno più risorse possibili dal disavanzo. Quindi, abbandonata definitivamente l’idea di stare a quota 1,8%, ci si attesterà molto vicino al 2,5%, sopra il tetto concordato con l’Europa al 2,3%: tradotto in numeri, vuol dire che il governo prenderà dall’indebitamento circa 10-11 miliardi extra, necessari a sostenere la manovra, per evitare di alzare le tasse o premere troppo sul fronte dei tagli alla spesa.

UNA notizia piuttosto confortante per il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che ieri ha tuonato: «Fare tagli al fondo per la Sanità è impossibile, nessuno può pensare a fare tagli e non ci saranno». La misura, però, è tra quelle sul tavolo: solo un mix tra maggiore deficit e potenziamento della revisione di spesa su altri fronti, come gli acquisti Consip, potrebbe effettivamente scongiurarla. La coperta, comunque, è cortissima.

Per Padoan, «le risorse sono poche perché il governo continua a consolidare la finanza pubblica», ma quelle poche risorse «saranno soprattutto concentrate per sostenere gli investimenti pubblici e privati e quindi la crescita e le prospettive di occupazione, in legame con le riforme strutturali».

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro