Giovedì 25 Aprile 2024

Fincantieri, Macron sulle orme di Napoleone. L'Italia è terra di conquista

Telecomunicazioni, Libia, Tav: Parigi detta le regole

Emmanuel Macron (Ansa)

Emmanuel Macron (Ansa)

Parigi, 27 luglio 2017 - Il candidato della destra pura e dura François Fillon non avrebbe fatto di meglio. E gli ingenui della sinistra italiana che hanno puntato sulla vittoria di Macron, convinti che avrebbe risolto il problema dei migranti grazie alla nascita di un «asse franco-italiano» contrapposto a quello «franco-tedesco», adesso debbono arrendersi alla cruda realtà. Macron non è un filantropo con il cuore a gauche, non è disposto a fare sacrifici per dare una mano alla «sorella latina». Macron pensa innanzitutto a se stesso e alla Francia. Si direbbe che a forza di sentirsi paragonare a Napoleone abbia finito per credere di esserlo. Del resto il momento è propizio: l’Inghilterra si è chiamata fuori, la Germania inizia ad avere qualche problema e i Paesi europei del Mediterraneo sono in crisi. C’è un grande vuoto di potere da colmare e lui è già lì, corona in testa e scettro in mano. Parla con i grandi del pianeta (Putin, Trump) e snobba gli altri. I piccoli non pretendano di essere invitati, si facciano avanti loro visto che non contano un tubo, per riprendere l’elegante formula di Alain Minc, uno dei consiglieri-cortigiani del monarca... Ecco dunque che, rafforzando la tradizione gallica, Macron governa piantando paletti a destra e a manca: giù le mani dalla Francia! Un atteggiamento surreale visto che è semmai la Francia a fare razzia nelle terre altrui.

Prendiamo l’esempio dei rapporti con l’Italia: da quando ha preso possesso dell’Eliseo (ricordate la marcia imperiale al Louvre la notte del 7 maggio, giorno della vittoria?), Macron-Napoleon non ha perso occasione per mostrare che spetta a lui, e a lui soltanto, prendere iniziative e proporre strategie. C’è stato lo sgarbo nei confronti dell’«amico Gentiloni»: ha invitato a Parigi i due leader antagonisti della Libia per chiedere la fine del conflitto armato e trovare soluzione al problema dei migranti, dimenticando – guarda caso – di chiamare i rappresentanti dell’Italia. Che la presenza sul suolo libico della francese Total c’entri qualcosa? Resta il fatto che lo schiaffo al nostro governo ricorda quello di Sarkozy nel 2011 a Berlusconi, quando la Francia dichiarò guerra a Gheddafi – coi risultati che sappiamo – senza chiedere il parere dell’Italia.

Altro paletto contro di noi, lo stop brutale all’acquisizione da parte di Fincantieri dei cantieri navali di Saint-Nazaire: una vicenda che dura da mesi e sembrava sul punto di concludersi. Un accordo era stato firmato con il presidente Hollande per dare l’ok al gruppo gestito da Giuseppe Bono. Ma adesso, contrordine, è sceso in campo il ministro dell’economia Bruno Le Maire per negare a Fincantieri la maggioranza assoluta: vuole un controllo paritario, al 50%. In caso contrario, lo Stato francese eserciterà il diritto di prelazione. Bell’esempio di cooperazione europea! I coreani della Stx che possedevano il 66% andavano bene, e gli italiani con il 51% no? Un altro contrasto recente riguarda la Tav Torino-Lione: dopo aver chiesto incessantemente all’Italia di sbrigarsi per la costruzione del tunnel, il governo francese per bocca del segretario di Stato ai trasporti Elizabeth Borne ha comunicato di voler prendere «una pausa di riflessione su alcuni dossier riguardanti le infrastrutture». Che significa?

Finirà come con la Nutella, quando il ministro dell’ecologia Ségolène Royal mise al bando la crema spalmabile della Ferrero accusandola di favorire l’obesità, e propose di aumentare del 300% la tassazione sull’olio di palma alimentare, salvo poi fare marcia indietro? Molte delle tensioni che scandiscono da sempre i rapporti fra Italia e Francia nascondono in realtà interessi espansionistici dei nostri cugini transalpini. Vedi il caso Edf, che dopo aver preso il controllo della nostra Edison punta ad altri obiettivi più ambiziosi, per esempio diventare il numero 1 dell’eolico. O il caso Bolloré, il magnate bretone che fallito il tentativo di papparsi Mediaset sta cercando di crescere in Tim per giocare la carta di una nuova pay-tv in Italia capace di contrastare il dominio di Netflix. Che abbia ragione lo scrittore Dominique Fernandez quando afferma che «i Francesi amano gli Italiani ma non l’Italia»?

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