Mercoledì 24 Aprile 2024

Ecco perché direi no

SE FOSSI un cittadino greco, nel referendum voterei «no». Lo farei per una ragione essenziale: in questi mesi di discussioni sterili, le autorità europee non hanno negoziato con il Governo greco in completa buona fede. La responsabilità per la mancata conclusione positiva delle trattative è dell’Europa, più che della Grecia. Il problema è nato con le elezioni. Gli ambienti europei hanno considerato che quel voto costituisse una pericolosa contestazione della filosofia di fondo che regge la moneta unica. Consapevoli che in molti paesi europei crescono dubbi per il modo in cui sono condotti gli affari europei, le istituzioni, spalleggiate dai maggiori governi, hanno voluto regolare i conti una volta per tutte con queste posizioni. Hanno deciso che bisognava far perdere la faccia al nuovo governo greco. LA RIBELLIONE contro organismi europei privi di legittimazione democratica, che contestano la legittimità delle scelte degli elettori, è rafforzata da ciò che hanno detto in questi giorni la Commissione europea, l’eurogruppo e i maggiori governi, con la sola eccezione della Francia che mostra più senso politico degli altri. Un giornalista assai ricettivo delle opinioni di Bruxelles si è lasciato sfuggire qualche giorno fa che il referendum permetterebbe «di rimediare al corto circuito democratico che aveva mandato in ‘panne’ l’Europa a partire dalla vittoria elettorale di Tsipras». Dunque l’esito di un’elezione democratica è ‘un corto circuito’? Agli elettori greci viene detto che una vittoria del «no» renderebbe impossibile una ripresa del negoziato; che votando no la Grecia uscirà dall’euro; che in questo caso la Grecia dovrà lasciare anche l’Europa. Bugie. Tsipras ha dichiarato che la Grecia intende restare nella moneta unica e nell’Ue. Nulla può avvalorare una tesi diversa. Ha anche detto che intende riprendere a negoziare con l’Europa un accordo. La Grecia dovrà lasciare l’Unione Monetaria solo se la Bce verrà meno ai suoi obblighi di sostegno delle banche dei paesi membri dell’euro. In tal caso, non sarà la Grecia a uscire dall’euro: sarà l’Europa a cacciarla. Non è neppure vero come ieri ha ammesso il facondo Junker, che il negoziato sarà più facile se vincono i si. Al contrario, se il referendum indicherà che I greci sostengono il governo, le istituzioni europee non potranno non tenerne conto. Il «no» di Atene è il miglior contributo alla democrazia in Europa.