Venerdì 26 Aprile 2024

Tre sorelle, signore degli scacchi. 'Create a tavolino da papà genio'

Psicologo ungherese ha applicato alle figlie le sue tecniche educative

Sorelle Polgar (Ansa)

Sorelle Polgar (Ansa)

Milano, 24 agosto 2015 - Il genio non è innato, si apprende. Come? Studiando a casa senza andare a scuola e dedicandosi fin da piccolissimi a una, massimo due, discipline. Un vero e proprio esperimento pedagogico quello di Laszlo Polgar, psicologo e scacchista ungherese, che decise tra gli anni ‘60 e ‘70 di applicare direttamente sulle tre figlie i suoi studi sulla non casualità del genio focalizzati sull’analisi delle biografie dei grandi personaggi della storia. Non voleva solo crescere delle ragazze con un quoziente di intelligenza sopra la media, enfant prodige, ma dimostrare che la genialità non è innata ma si può coltivare: fu criticato fortemente per i suoi metodi, ma rispose a tono e non si fermò. Una dopo l’altra le tre figlie hanno battuto tutti i record di precocità e hanno dominato la scena femminile degli scacchi, e non solo, prima di ritirarsi dalle gare. Adesso le sorridenti sorelle Polgar, niente che faccia pensare a una vita da eremite o a un’infanzia sofferta, si sono ritirate dalle gare dopo carriere di successo e portano avanti le loro attività di insegnamento e divulgazione. "Il genio, in questo caso negli scacchi, si apprende. Noi l’abbiamo fatto allenandoci fin da piccolissime prima due ore al giorno poi arrivando a dieci – afferma Sofia Polgar, 41 anni, artista e insegnante di scacchi in Israele –. Tutto può essere imparato con la disciplina e il divertimento, come abbiamo fatto noi. E gli scacchi, con le regole severe che hanno, stimolano in maniera molto forte persino la creatività". La minore delle tre, Judit, 39 anni, non ha mai partecipato a competizioni dedicate a donne nell’intento di dimostrare che poteva competere con gli uomini, arrivando a battere il campione russo Garry Kasparov. Ora si dedica alla sua fondazione, organizza un festival di scacchi in Ungheria e allena la nazionale maschile. Le sorelle Polgar non conoscono La variante di Luneburg, il romanzo di Maurensig che ruota proprio attorno alle scacchiere e dovrebbe diventare un film, ma non nascondono l’ammirazione per la Novella degli scacchi di Stefan Zweig, un testo fortemente legato a quello dell’italiano. Susan, Sofia e Judit fanno esibizioni, come quella andata in scena all’Expo di Milano: dieci partite a testa in contemporanea contro volontari che si erano fatti avanti per sfidarle. Alla domanda sui suoi metodi educativi Laszlo, giacca, cravatta, barba lunga ma curatissima, estrae un suo libro: Bring up genius. "Un bambino non nasce genio, ma va cresciuto come tale in un ambiente accogliente e sano – spiega –. Poi, l’importante è rendere il piccolo interessato attraverso il gioco e il divertimento. Giorno dopo giorno arrivano i risultati". Le figlie prodigio ascoltano il genitore e annuiscono. "Promuoviamo programmi di insegnamento degli scacchi nelle scuole con bambini delle più diverse culture – afferma Susan, 46 anni, sposata, con due figli negli Usa –. Gli scacchi danno la capacità di connettere tra loro le idee, analizzare le situazioni e prendere decisioni che nessun altra disciplina può dare".