Giovedì 2 Maggio 2024

Via al prelievo di Dna dopo l'arresto, la rivoluzione investigativa

Da oggi saranno schedati i campioni biologici di indagati e detenuti. Super banca dati per risolvere i gialli

Genetica, Dna, foto generica

Genetica, Dna, foto generica

Roma, 10 giugno 2016 - NEGLI Stati Uniti è ormai una costante: consultare la banca dati del Dna per trovare il colpevole di quello che sembrava un delitto perfetto. Una pratica diventata familiare in Italia grazie ai film polizieschi americani. Perché, a differenza di molti paesi esteri, questa banca dati da noi non è mai esistita; solo oggi comincia concretamente a muovere i primi passi e proprio con un sistema fornito dall’Fbi. Si chiama Codis (Combined Dna Index System) ed è un applicativo utilizzato per la raccolta e il confronto dei profili genetici. La legge che prevede la banca dati è stata approvata nel giugno 2009, ma il regolamento dal consiglio dei ministri che la disciplina è del marzo scorso (poi ‘tradotto’ in un decreto del presidente della Repubblica il 7 aprile). «Si tratta di uno strumento di formidabile potenza dal punto di vista informatico», aveva commentato il ministro dell’Interno Angelino Alfano al momento dell’approvazione del regolamento. E ora, dopo tre mesi, la banca dati diventerà operativa per step.

 

DA OGGI si comincia con il prelievo dei campioni biologici, che riguarderà tutte le persone arrestate su ordinanza di custodia cautelare o in flagranza; coloro che sono sottoposti a fermo; i detenuti o sottoposti a misura alternativa se condannati in via definitiva per delitti non colposi; i soggetti a cui è stata applicata una misura di sicurezza detentiva. Si partirà quindi dal ladro scoperto a rubare, per arrivare ai casi più eclatanti, come quelli dei serial killer. La norma vale sia per i maggiorenni, sia per i minorenni. Sono, invece, esclusi dal prelievo del Dna alcune tipologie di reato – fallimentari, tributari, finanziari – quelli cosiddetti dei ‘colletti bianchi’. Dei prelievi si occuperanno sezioni specifiche di carabinieri, polizia di Stato e penitenziaria, con la gestione della banca dati affidata alla direzione centrale di polizia criminale e il laboratorio centrale al dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.

 

IL MECCANISMO è molto semplice. Al momento dell’arresto, viene eseguito il riconoscimento con le impronte digitali e viene attribuito un codice che poi, dopo la convalida dell’arresto o del fermo da parte del giudice, viene applicato sulle provette dove vengono inseriti i tamponi di saliva. Ne verranno prelevati due, che in attesa dell’attivazione delle fasi successive, dovranno essere custoditi in appositi armadi a temperatura ambiente e con le dovute tutele per evitare violazioni della privacy. Nei prossimi mesi dovrebbero diventare operative anche le fasi successive, ovvero quella di tipizzazione del Dna (verrà estratto da un solo campione, l’altro resterà a disposizione per eventuali successive verifiche) e quella dell’inserimento nel Codis, realizzando così la vera e propria banca dati. Impossibile scampare al prelievo: per coloro che si opporranno, è previsto che l’autorità giudiziaria lo disponga in modo coattivo.

 

LA RACCOLTA dei campioni inizia anche in carcere, sui detenuti che hanno già una condanna definitiva. Ma la banca dati non servirà solo a risolvere delitti. Potrà essere utilizzata per individuare cadaveri non identificati, e per la ricerca di persone scomparse. In quest’ultimo caso, il materiale biologico verrà prelevato da oggetti personali dello scomparso oppure dai familiari più prossimi. Ovviamente al momento del ritrovamento, o dell’identificazione del cadavere, i profili coincidenti verranno rimossi. Differenti, invece, le tempistiche per gli alti casi. I profili del Dna saranno conservati per 30 anni – salvo assoluzione dell’arrestato –, che potranno essere protratti fino a 40, su disposizione dell’autorità giudiziaria, in caso di recidiva e per alcuni gravi reati. Il secondo campione biologico non utilizzato, invece, verrà distrutto dopo 8 anni.