Giovedì 16 Maggio 2024

Riforme, guerra emendamenti: sono oltre mezzo milione. Senato elettivo: fronte comune Sel, Fi e minoranza Pd

Gli emendamenti presentati al ddl Boschi sono in tutto 513.449. Speranza: "Senato eleggibile compensi Camera di nominati". Serracchiani: "Non è il momento dei veti"

Matteo Renzi con il presidente del Pd, Matteo Orfini (NewPress)

Matteo Renzi con il presidente del Pd, Matteo Orfini (NewPress)

Roma, 7 agosto 2015 - E' l'ora del redde rationem nel Pd che si sta confrontando nella direzione nazionale (DIREZIONE PD - Segui la diretta): sul piatto varie questioni, tra cui la rinnovata Rai e le politiche per il Mezzogiorno. Ma il nodo più urgente è quello della riforma costituzionale. Contro il ddl Boschi si è aperto un  fronte compatto, composto da minoranza Pd, Sel, Forza Italia e M5S che chiedono il Senato elettivo. Gli  emendamenti presentati sono in tutto 513.449, come annunciato in un tweet di Palazzo Madama.

SCONTRO NEL PD - Sul disegno di legge costituzionale lo scontro interno è aperto: sono 17 gli emendamenti presentati dalla minoranza Pd (7 in più di quanto annunciato ieri), tra cui ne figurano tre per il ritorno all'elezione diretta del Senato da parte dei cittadini. I tre emendamenti all'articolo 2 del ddl sono uno a prima firma Gotor, uno del senatore Chiti e il terzo a prima firma Micheloni. Altri emendamenti riguardano la modifica delle funzioni dell'Aula e sull'elezione del presidente della Repubblica. Altri  31 gli emendamenti presentati da singoli senatori del Pd della maggioranza che però non riguardano modifiche sostanziali dell'impostazione attuale del testo.

Dopo l'annuncio di battaglia in aula, i 'pretoriani' di Renzi richiamano all'ordine i 'dissidenti'. "Siamo sempre disponibili a confrontarci e portare miglioramenti al testo purché non riportino al punto zero il cammino della riforma", dice il vicesegretario Lorenzo Guerini. Il presidente dei senatori Luigi Zanda prende addirittura carta e penna e invita i parlamentari dem ad affrontare i tempi "più spinosi" dei vari provvedimenti che saranno all'esame del Senato da settembre in poi, direttamente in commissione. Lusinghe ai colleghi ("senza il vostro lavoro non saremmo mai potuti arrivare all'approvazione di tanti e importanti provvedimenti") poi la richiesta di coesione in aula: "E' necessario mantenere un forte impegno di collegialità". 

Bastone e carota anche da Debora Serracchiani. "Siamo sempre stati aperti al dialogo e alla discussione" ma "ora è il momento della responsabilità, non dei veti", dice il vicesegretario del Pd. "Le riforme servono al Paese e noi siamo assolutamente determinati ad andare avanti". La governatrice del Friuli assicura che non esiste un "nuovo" patto del Nazareno ma un impegno del Pd a dialogare su riforme "importanti" per il Paese. 

MINORANZA DEM: SENATO SIA ELETTIVO - "Il Senato della Repubblica è eletto dai cittadini su base regionale, garantendo la parità di genere, in concomitanza con la elezione dei Consigli regionali". Lo prevede l'emendamento all'articolo 2 presentato dalla minoranza Dem. "Il numero dei senatori elettivi è di cento, più sei senatori eletti nella circoscrizione Estero - prosegue il testo della minoranza - Nessuna Regione può avere un numero di senatori inferiore a quattro; il Molise ne ha due, la Valle d'Aosta uno. La ripartizione dei seggi tra le Regioni, fatto salvo il numero dei seggi assegnati alla circoscrizione Estero, si effettuano in proporzione alla popolazione delle Regioni. La legge costituzionale disciplina i casi in cui alle sedute del Senato partecipano i Presidenti delle Giunte regionali".

SPERANZA: RESTITUIRE PAROLA AI CITTADINI - "Il fatto nuovo è una legge elettorale in cui si arriva, purtroppo, ad un Camera dominata da un solo partito e fatta prevalentemente di nominati. Con quella legge elettorale lì, c'è bisogno di un Senato in cui si restituisca la parola ai cittadini per scegliere i senatori". Così l'ex capogruppo Pd alla Camera Roberto Speranza, spiega l'emendamento della minoranza Pd. 

MILLE EMENDAMENTI DA FI E SEL - Sulla riforma costituzionale il governo dovrà vederesela con il 'fuoco amico' ma non solo. Sono più di mille gli emendamenti presentati da FI al ddl in commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama. Un maggior bilanciamento delle funzioni tra Senato e Camera e una maggiore legittimazione dei senatori, attraverso più varianti proposte di elezione diretta sono, si apprende, i criteri di modifica azzurri.

Oltre mille emendamenti anche da Sinistra e Libertà: "Abbiamo presentato come Sel 1043 emendamenti e altri 20 sono stati presentati dalla componente del Gruppo Misto 'L'altra Europa per Tsipras', con un intento che non è fare ostruzionismo, ma rimediare ad alcuni dei limiti e dei guasti più gravi della riforma, su punti centrali come l'elettività dei senatori, le funzioni del nuovo Senato e il bilanciamento di poteri tra le diverse istituzioni". Lo riferisce la presidente del Gruppo Misto- Sel, Loredana De Petris.

5 STELLE E LEGA - Sono 194 invece gli emendamenti del Movimento 5 Stelle: anche i grillini chiedono di modificare anche l'articolo 2 con l'elezione diretta del Senato. Ma il gruppo pentastellato di palazzo Madama punta molto anche, viene spiegato, sui referendum propositivi e consultivi. Nei giorni scorsi anche la Lega aveva annunciato battaglia in Aula.  

LA PROPOSTA D'ANNA - Un Senato composto da 157 senatori, più 5 di nomina presidenziale, eletti con "suffragio universale e diretto" e non più tra i consiglieri regionali e sindaci. È quanto prevede un emendamento agli articoli 1 e 2 del ddl riforme presentato in commissione al Senato da Vincenzo D'Anna, membro del neo-gruppo Ala. Ma i verdiniani si affrettano a precisare che il senatore ha agito "a titolo personale".