Lunedì 29 Aprile 2024

IL PARERE L'esperto: "Cookie, ecco come evitare le trappole"

Cosa sono i cookie, come funzionano. E soprattutto come non farsi rubare dati personali

Una donna con il suo computer portatile

Una donna con il suo computer portatile

Bologna, 8 dicembre 2014 - "Se ti danno un servizio gratis, non sei un cliente: sei un prodotto”. Fabio Vitali, esperto di tecnologie web e professore associato al dipartimento di Informatica, Scienza e Ingegneria dell’Università di Bologna, cita la frase su cui poggia il mercato dei social network. E non solo: “Il più grande business in Internet avviene attraverso grandi aziende che raccolgono dati”. La merce di scambio? I profili di chi naviga: identità, abitudini e gusti di ognuno. Ci si può tutelare ma occhio alle trappole dei siti che aggirano le limitazioni: “In quei casi è come trovarsi in banca al momento di una rapina”. Professor Vitali, partiamo dall’abc: cosa sono i cookie? "Sono il meccanismo principale – spiega il docente - , attraverso cui i siti web identificano un browser, quindi chi naviga, tra una visita e una visita successiva. Si tratta di ciò che consente la creazione di una connessione tra le varie richieste da parte dello stesso browser”. Come funzionano? "Il sito web che tu visiti produce un codice alfanumerico che è associato a te” Tradotto: ogni volta che io torno su un sito già visitato, lui mi riconosce. Si ripropone il problema della violazione della privacy. A quali dati i cookie hanno accesso? "Bisogna fare una distinzione tra cookie del sito e cookie di terze parti. Nel primo caso vengono memorizzate informazioni sulla nostra visita: in che modo ci siamo identificati, quali pagine abbiamo visto, che ricerche abbiamo fatto, quali commenti abbiamo lasciato, quali acquisti abbiamo effettuato. Si tratta di informazioni di interesse e competenza del sito stesso. E’ però nei cookie di terze parti (quelli impostati da altri domini e che contengono elementi, come annunci o immagini, incorporati nella pagina che si sta visitando, ndr) che risiede il problema della privacy. Se io visito un sito su cui ci sono delle pubblicità, queste non appartengono a quel sito ma vengono fornite da parti terze che le vendono a diverse migliaia di aziende.  I cookie di terze parti deducono o implicano le informazioni su di me (se sono uomo o donna, se faccio acquisti online, che musica ascolto, qual è il mio orientamento sessuale, e così via) confrontando i miei percorsi di navigazione su siti diversi. E’ la cosiddetta ‘profilazione’ che può essere raffinata sempre di più in base al mio comportamento online”. Qual è il rischio? "La profilazione non è negativa di per sé, perché in alcuni casi permette di ricevere informazioni interessanti per l’utente, ma in altri casi va oltre l’ambito strettamente commerciale ed è eccessiva. Abbiamo a che fare con imprese che vendono informazioni di tracking in modo che a) le aziende di pubblicità sappiano tutto di me e b) c’è una totale impossibilità a mantenere la privacy. Questi due rischi sono comunque evitabili con un comportamento attento nella navigazione online. Come fare per non essere spiati? "Ci si può proteggere attivando la navigazione in incognito e impedendo, così, che le informazioni escano dal proprio browser. Si può bloccare la distribuzione di cookie a terze parti (tra le impostazione del proprio browser, ndr. In Chrome: Impostazioni - Mostra impostazioni avanzate – Privacy - Impostazioni contenuti - cookie). Tra le soluzioni c’è anche pulire la cache per non lasciare tracce nel proprio pc. Tuttavia esistono attori con pochi scrupoli che possono bypssare queste precauzioni. Perciò meglio non navigare su siti oscuri – pirateria o pornografia, qui non c’è difesa – o utilizzare in questi casi browser diversi da quelli che si utilizzano normalmente. Chi sono questi attori senza scrupoli? "Enti che raccolgono informazioni su di noi per venderle a terzi all’interno di un mercato non trasparente”. Come sono fatte le banche dati? "Esistono, ma non si sa dove le informazioni vengano conservate” Di cookie si parla da anni, cos’è che sta cambiando? "La diffusione della raccolta dei dati è sempre più capillare: le imprese che se ne occupano si sono fuse passando da una ventina a quattro o cinque. Per essere veramente efficaci devono restare in poche: è su questo si basa la più grande transazione economica di Internet e la guerra tra loro è incredibile”.