Mercoledì 1 Maggio 2024

Conti pubblici, incubo Consulta Nel mirino i compensi a Equitalia

Decisione entro domani. L’esperto: la Corte non si faccia condizionare

Francesco Tundo

Francesco Tundo

Roma, 27 maggio 2015 - IL MINISTRO dell’Economia mette le mani avanti: "La Corte Costituzionale è pienamente informata" dell’eventuale impatto della sentenza sui conti pubblici. Eppure, Padoan lamenta qualche "problema di comunicazione" con la Consulta con cui nega esistano "incomprensioni". "Se ci saranno decisioni da prendere le prenderemo – sottolinea – nel rispetto della sentenza entro il vincolo complessivo della finanza pubblica". È una vigilia tesa per il verdetto della Corte Costituzionale sull’aggio applicato da Equitalia. La questione riguarda la quota riservata alla società di riscossione detta, appunto, "aggio". L’aggio ora applicato da Equitalia è dell’8% che, per i primi 60 giorni della cartella, è suddiviso tra intestatario dell’iscrizione a ruolo (4,65%) e ente creditore (3,35%) e, passato questo periodo, viene attribuito totalmente al contribuente.

LE CONTESTAZIONI riguardano la mancata corrispondenza tra il costo del servizio e l’importo richiesto (senza tetto). In questo modo si esporrebbe il contribuente a rimborsi di costi non giustificati, indimostrati ed esorbitanti. Il secondo rilievo sollevato è perché l’aggio considera anche gli interessi dovuti all’ente impositore.

Se i ricorsi fossero accolti lo Stato dovrebbe rimborsare i cittadini che, sin qui, hanno dovuto fare i conti con una cartella Equitalia. Praticamente tutti, con una ‘spesa’ che viene quantificata tra i 2 e i 3 miliardi di euro. Una batosta persino superiore a quella delle pensioni.

Entro domani dovrebbe essere rivelata la decisione della Consulta. Le poche indiscrezioni che circolano da ieri parlano di una questione dichiarata "inammissibile".

Ma con quale fondamento sono stati presentati i ricorsi da parte delle Commissioni Tributarie di Latina e di Torino? Ne abbiamo parlato con il professor Francesco Tundo, docente di Diritto Tributario all’Università di Bologna.

"Equitalia viene remunerata attraverso la percentuale sulle cartelle emesse: 4,65% entro i 60 giorni, 8% oltre quel termine. Queste percentuali restano valide a prescindere dalla somma richiesta e dall’attività svolta da Equitalia che, se il pagamento avviene nei termini, si limita a inviare all’utente una raccomandata".

Molto costosa...

"Appunto. Se si supera il termine perché, per esempio, mi oppongo, il mio diritto di difesa mi costringe a pagare l’8%. Tutto questo cozza non solo con l’articolo 3 della Costituzione ma anche con il 97, che stabilisce il principio della ‘ragionevolezza’".

Quindi c’è una base?

"Si stabilisce un compenso dovuto che cresce proporzionalmente rispetto alla somma richiesta (e quindi a dismisura) senza la minima giustificazione e senza che sia correlata all’attività svolta in concreto dalla società di riscossione. In sostanza, il criterio del compenso dovuto formulato in questo modo è in contrasto con il principio di adeguatezza".

In questo quadro è pensabile che la Corte accolga i ricorsi?

"Me lo auguro, nonostante le grida di allarme che si levano in queste ore per il bilancio dello Stato. Ma la Consulta deve verificare che le leggi siano coerenti con la Costituzione. Non altro".

Esiste una possibilità che si scelga la mediazione?

"Mi auguro che non accada perché creerebbe un vulnus, una discriminazione tra chi ha già pagato e chi deve pagare. Una mediazione c’è stata, qualche tempo fa, con la Robin Tax, per la quale la Corte si è pronunciata per l’incostituzionalità ma relativa soltanto al futuro e non al passato. Perché altrimenti la cosa non sarebbe stata sostenibile per il bilancio dello Stato".

Potrebbe concretizzarsi una situazione analoga?

"Mi auguro che non si verifichi una cosa del genere. Se prevalesse l’esigenza di tutela dei conti pubblici rispetto al principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione, saremmo di fronte ad un arretramento della democrazia. Non è accettabile".

Ma non impossibile?

"Oltre a tutto ritengo che della questione prima o poi si dovrà interessare la Corte di Giustizia europea sia per la legge sulla concorrenza sia per l’illegittimo aiuto di Stato, perché simili provvidenze danno a Equitalia un netto vantaggio rispetto agli altri".

Come si potrebbe rimediare?

"Cambiando il sistema di remunerazione di questa attività. Credo sia l’unica strada".