Venerdì 26 Aprile 2024

Italia, vento in poppa alla ripresa ma Moscovici avverte: "Allarme su debito e buco pensioni"

Una "ripresa graduale" è all'orizzonte per l'Italia: lo conferma la Commissione europea nelle sue previsioni economiche di primavera. La disoccupazione cala al 12,4% (dal 12,7), il rapporto tra deficit e Pil scende al 2% e l'inflazione torna ad avvicinarsi al 2% (dall'attuale 0,8). Quest'anno nuovo record del debito pubblico (133,1%), che però nel 2016 arriverà al 130,6%

Pierre Moscovici, commissario europeo per gli affari economici e finanziari (Afp)

Pierre Moscovici, commissario europeo per gli affari economici e finanziari (Afp)

Bruxelles, 5 maggio 2015 - Una "ripresa graduale" è all'orizzonte per l'Italia: lo conferma la Commissione europea, che nelle sue previsioni economiche di primavera stima per il Pil italiano il ritorno alla crescita nel 2015 (+0,6%), confermando la valutazione di tre mesi fa, mentre migliora quella per il 2016, quando il Pil dovrebbe aumentare dell'1,4% (era previsto +1,3%). L'economia italiana torna a crescere perché "sostenuta da fattori positivi esterni", scrive la Commissione, in particolare le esportazioni, grazie al ridimensionamento dell'euro. Nel 2016 poi, l'Italia beneficerà oltre che dell'aumento della domanda esterna anche di un aumento degli investimenti privati.

OCCUPAZIONE IN CRESCITA - Miglioramenti anche sul fronte dell'occupazione, grazie alla riforma del mercato del lavoro, come riconosce la Commissione europea. Nel 2014 il tasso di disoccupazione è stato pari al 12,7% e, secondo Bruxelles, scenderà al 12,4% quest'anno per rimanere stabile nel 2016. La Commissione si aspetta in particolare che "l'esenzione dei contributi sociali per le nuove assunzioni permanenti nel 2015 sostenga i numeri dell'occupazione poiché le imprese hanno un incentivo ad anticipare le assunzioni al 2015".

CALA IL DEFICIT - Il rapporto fra deficit e Pil italiano, pari al 3% nel 2014, scenderà al 2,6% quest'anno e al 2% nel 2016. Il calo del deficit è sostenuto "dal calo della spesa per gli interessi e da un surplus primario marginalmente più alto". L'equilibrio strutturale dovrebbe migliorare di un quarto di punto del Pil. Le previsioni sul deficit sono messe a rischio, scrive la Commissione, da "possibili misure espansive aggiuntive, annunciate nel programma di stabilità del 2015 ma non ancora dettagliate".

BOOM DEL DEBITO PUBBLICO - Sarà ancora più alto di quanto previsto tre mesi fa il "picco" del debito italiano: quest'anno, secondo la Commissione europea, raggiungerà infatti quota 133,1% del Pil, "nonostante le privatizzazioni per circa 0,5% del Pil". Ma la riduzione dell'anno prossimo, che porterà il debito al 130,6% del Pil, sarà più marcata.

L'INFLAZIONE AUMENTA - L'inflazione italiana tornerà ad avvicinarsi al 2% nel 2016: la Commissione europea stima il tasso di inflazione stabile al +0,2% nel 2015 per farlo salire all'1,8% l'anno prossimo. Tale aumento sarà il risultato di "un ulteriore aumento dei prezzi delle importazioni, compresi quelli dell'energia" ma anche "dall'aumento dell'Iva incluso nella legge di bilancio 2015 per garantire il raggiungimento deigli obiettivi di bilancio". Nel programma di stabilità, osserva Bruxelles, "il governo si è impegnato a sostituire parzialmente il rincaro dell'Iva con i risparmi e l'inferiore spesa fiscale che sarà comunque dettagliata nella legge di bilancio 2016". 

"La principale sfida per l'economia italiana per il futuro resta l'elevato livello del debito pubblico con una crescita che resta debole": lo ha confermato il commissario agli Affari economici e finanziari Pierre Moscovici durante la presentazione delle previsioni economiche di primavera. "E' la ragione per cui l'Italia deve articolare una politica di bilancio prudente e riforme strutturali ambiziose", ha aggiunto.

Bruxelles mette in chiaro che il governo dovrà trovare misure per compensare gli effetti della sentenza della Corte costituzionale, che ha bocciato il passato blocco sulle rivalutazioni delle pensioni previsto dal salva Italia del governo Monti. Bisogna infatti "restare nel binario" del Patto che governa i conti pubblici.

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