Lunedì 13 Maggio 2024
CESARE DE CARLO
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Il Dragone nel mirino

UNA CINA? Due Cine? Chi se ne ricordava più? Almeno sino all’altro ieri. Quando nel Pacifico si parlava di nazioni divise, ci si riferiva alla Corea. D’altra parte erano quattro decenni che Pechino era considerata la sola capitale e molti, accecati dal boom economico, dimenticavano che si trattasse di un Paese tuttora comunista. Ora una telefonata ci aiuta a riscoprire l’esistenza di Taipei, capitale di Taiwan, la faccia libera della medaglia cinese. L’altra faccia l’ha presa molto male. Immediata la protesta presentata allo scadente Obama. Ma Obama non ha responsabilità. Non è a lui che ha telefonato Tsai Ing-wen, la combattiva signora da poco presidente taiwanese e refrattaria a farsi riassorbire dal gigante continentale. Destinatario era Donald Trump. Semplici congratulazioni. E allora perché tanta irritazione? Per tre motivi. Il primo: il simbolismo. È dal 1971 che gli Stati Uniti non hanno rapporti formali ed è dal 1979 che hanno chiuso la loro ambasciata a Taipei facendo propria la tesi di una sola Cina. Il secondo: il contenuto della conversazione. Non solo congratulazioni, ma anche auspici di legami economici, politici «e di sicurezza». Il terzo: la pubblicità. La signora non ne avrebbe parlato se il presidente eletto non l’avesse autorizzata. Che cosa significa tutto questo? Anticipa l’intenzione di Trump di reimpostare l’intera politica asiatica di Obama. Il quale non si è accorto o ha finto di non vedere che l’avversario numero uno dell’America oggi è la Cina e non la Russia di Putin. Lo è soprattutto sul piano economico con la concorrenza sleale che, in omaggio a una globalizzazione suicida, ha messo fuori dal mercato la piccola e media impresa. Ovvie eccezioni le multinazionali, che hanno esportato in Asia milioni e milioni di posti di lavoro e che vanno annoverate fra i grandi finanziatori di Hillary Clinton.

E AL RIGUARDO non può non far sorridere l’ accusa dei democratici: Trump riapre a Taiwan perché vorrebbe costruire un paio di alberghi. Tutto qui? In realtà la sua revisione è doppia: economica e strategica per contenere il crescente espansionismo cinese. Ecco perché un suo inviato prima di scendere a Taipei è stato anche a Seul e a Tokio.

cesaredecarlo @ cs.com