Martedì 12 Novembre 2024
ALESSANDRO D’AMATO
Economia

Sugar tax, cos’è e perché genera tensioni nel governo

La tassa, che entrerebbe in vigore il primo luglio, colpirebbe le bibite gassate e zuccherate facendone aumentare i prezzi

Roma, 12 maggio 2024 – Primo luglio 2024. È la data fissata dal governo per l'entrata in vigore della Sugar Tax, ovvero l'imposta sulle bevande dolcificate. La misura era stata inizialmente rinviata al 2026 ma poi l'esecutivo ha cambiato idea, generando frizioni in maggioranza con Forza Italia

Cos'è la sugar tax
Cos'è la sugar tax

La Sugar tax

La misura era stata introdotta nella Legge di Bilancio 2020 e poi sempre procrastinata. Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti ne dimezzano la portata: l'aliquota fissata per i prodotti finiti nella misura di 10 euro per ettolitro (10 centesimi di euro per litro) diventerebbe pari a 5 euro per ettolitro (5 centesimi di euro per litro).

Per i prodotti predisposti ad essere utilizzati previa diluizione, l'imposta, fissata in 0,25 euro per chilo di prodotto, diventerebbe pari a 0,13 euro.

Le bevande edulcorate

L'imposta nasce per colpire le cosiddette bevande edulcorate, ovvero “le bevande finite e i prodotti predisposti per diventare bevande previa aggiunta di acqua o altri liquidi, classificabili nelle voci NC 2009 e NC 2202 della nomenclatura combinata dell'Unione europea, condizionati per la vendita e destinati al consumo alimentare umano, ottenuti con l'aggiunta degli edulcoranti di cui alla lettera d) ed aventi un titolo alcolometrico inferiore o uguale a 1,2% in volume”. Dall'aliquota sono escluse le bevande edulcorate per esigenze nutrizionali.

I prodotti colpiti

Le tipologie di prodotti colpite sono le bevande gassate (Coca cola, aranciata, gassosa...), i tè zuccherati, quelle energetiche e per sportivi o i succhi di frutta.

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Chi paga

L'articolo 2 del decreto del Mef 12 maggio 2021 indica che i soggetti tenuti al pagamento della tassa sono il fabbricante, il cedente (ovvero chi li vende ai consumatori), l'acquirente e l'importatore per quelle che arrivano da paesi extra-Ue. Per chi non paga l'imposta è prevista una sanzione dal doppio al quintuplo della cifra evasa e non inferiore ai 250 euro. Per il ritardato pagamento è prevista una sanzione pari al 25% del dovuto. Chi non presenta la dichiarazione mensile in cui si determinano gli elementi che servono a calcolare la tassa rischia una sanzione fino a 2.500 euro.

L'aumento dei prezzi

Secondo Assobibe, l'associazione aderente a Confindustria che rappresenta i produttori di bevande analcoliche in Italia, l'introduzione della tassa provocherà una contrazione delle vendite pari al 16%, un taglio degli investimenti per 46 milioni di euro e degli acquisti di materia prima (400 milioni), oltre ai rischi occupazionali conseguenti (5 mila posti di lavoro in meno). L'associazione dice che la tassa, oltre a provocare un aumento dei prezzi finali al consumatore, colpirà "le imprese del comparto, fatto per il 64% da Pmi, che producono eccellenze del Made in Italy come aranciate, chinotti, cedrate, aperitivi analcolici”.

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Assobibe e Forza Italia

Giangiacomo Pierini, presidente di Assobibe, chiede al governo di cancellare "una tassa inutile e dannosa, che anche dove formulata meglio di così non ha prodotto gli effetti sulla salute per cui è stata pensata”. La Uila-Uil dice che c'è il rischio che la tassa comporti “la riduzione dei consumi interni e dell'export, con prevedibili ricadute negative sulla produzione e sull'occupazione”. Tra i più critici nei confronti della scelta del governo c'è il vicepremier Antonio Tajani, segretario di Forza Italia: “Ci sono norme a livello comunitario: aggiungerne una a livello nazionale, contro un voto del Parlamento che diceva di rinviarne di almeno due anni l'ingresso con il parere positivo del governo votato da tutta la maggioranza, mi pare un'incongruenza. Non si fanno tanti introiti e si rischia di mettere in difficoltà le imprese”.