Venerdì 26 Aprile 2024

Tre di notte, l'ora del diavolo

Siate pronti, verrà come un ladro nella notte... Estote parati, sicut fur in nocte, veniet... Così in più passi dei Vangeli si accenna alla morte che verrà come il ladro nella notte. E come non ricordarlo in questi tragici momenti, ripensando che anche il terremoto dell’Aquila del 2009 sconvolse la vita di tanti nel sonno, alle 3.32, appena quattro minuti prima di quello di ieri notte, alle 3.36?

Sinistra simmetria che induce a farsi una quantità di domande più figlie della nostra disperazione che dell’ansia di capire, nell’impossibilità di darci una ragione di quello che è fatale, non dipendente da noi, cieco e sordo a ogni preghiera, crudele nella sua equità che non valuta né età, né censo, né merito, né colpa. E che torna ad ammonirci sulla verità della nostra condizione, come la dipingeva il più disarmato degli scrittori, privo di ogni consolazione religiosa o scientifica, Ferdinand Celine, in «Viaggio al termine della notte»: «La verità è un’agonia senza fine. La verità di questo mondo è la morte, bisogna scegliere fra morire e mentire»... Il che significa che la menzogna a cui siamo così ben volentieri arresi è la Vita. Perché il Male sceglie la notte? Perché il dolore, la paura, la malignità della Natura scelgono il buio, il sonno, la resa e smemoratezza dei sensi? Che regia c’è dietro una simile apocalisse, studiata con tanto effetto, col buio che pare imporre le tenebre non solo agli spazi, alle case, alla stanze, alle vie, ma al lume della ragione spento, alle menti avvolgendole nella follia?

E' forse in queste catastrofi che il principe delle Tenebre cerca di riprendersi una rivincita dalla sconfitta subita da Michele Arcangelo quando cacciò nelle Tenebre, nel profondo dell’inferno, il più bello degli angeli, che si proclamava pari a Dio e lo sfidava insieme alla schiera degli angeli ribelli?

Noi attoniti, tremanti per lo scampato pericolo, come lo sono nel «De rerum Natura» di Lucrezio coloro che dalla riva guardano in mare aperto i naufraghi perire, non abbiamo che alcune strane simmetrie da analizzare, significative coincidenze, oscuri segnali lanciati alla parte mentale di noi più sepolta, che raccoglie l’emozionalità dei primi uomini sulla terra, fra vulcani, terremoti e maremoti sempre in azione. Perché si risveglia forse in molti di noi, in ore di collettiva tragedia, l’uomo antico, col suo sapere magico, le sue primitive attitudini a mediare il male, a riconoscerlo, quasi a ossequiarlo per non venirne colpito, quasi a patteggiare una qualche immunità...

La civiltà è solo uno coperchio, la paura arretra lo sguardo, porge ascolto a spiegazioni che parevano superate e relegate nel museo dell’antropologia culturale. Ma quell’ora della notte, quel numero 3 che ritorna, a evocare per opposizione l’ora della morte del Cristo, principe della Luce, che esala il suo spirito alle 3 del giorno, subito squarcia secoli di Illuminismo, rivendicando la verità di una lotta fra Male e Bene sempre in atto, come se il Maligno volesse prendersi una rivincita sul Signore che ha rivestito per amore degli uomini la loro carne fino a condividerne anche la morte.