Sabato 27 Aprile 2024

Macron e la visita a Berlino. Una prova per il motore franco-tedesco

Elezioni in Francia, vince Emmanuel Macron (Ansa)

Elezioni in Francia, vince Emmanuel Macron (Ansa)

Emmanuel Macron, neo eletto presidente della Francia, ha suscitato l’entusiasmo di tanti europeisti, ma non è ben chiaro se ciò sia dovuto più all’effetto di non avere Marine Le Pen all’Eliseo o a ciò che potrà fare davvero Macron. Macron è un europeista, lo dice e lo conferma la sua storia professionale e politica. Macron vuole cambiare l’Europa. Come molti altri prima di lui, almeno a parole. Come potrà essere efficace nella sua azione, ammesso che lo voglia davvero? Riuscirà a una sola condizione: rimettere in moto il motore a due cilindri che solo ha prodotto i passi in avanti della costruzione europea e che, da quando funziona a un cilindro solo, ha segnato al contrario gli ultimi vent’anni. Il motore è il motore franco-tedesco: un pistone sta a Berlino, l’altro sta a Parigi. Il fatto che oggi abbia annunciato che la sua prima visita estera sarà a Berlino depone a suo favore.

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IL RITRATTO Chi è Emmanuel Macron

Tutta la costruzione europea è stata realizzata sempre dal lavoro sincrono della Francia e della Germania, l’una a fare da contrappeso all’altra: la Ceca, la prima comunità europea, nasce dall’interesse di Francia e Germania nel non farsi più la guerra per il carbone e per l’acciaio. E da allora nessuna alternativa ha funzionato poichè il peso - politico ed economico - di questi due paesi è tale da non consentirla. Tanto che, in questi anni, a fronte di una Merkel fortissima non ha funzionato il contraltare francese passato da un Sarkozy formidabile leader nazionale ma non europeo a uno scialbissimo Hollande. Quale sia stato il risultato è sotto gli occhi di tutti. Con buona pace di paesi come l’Italia e dell’Europa a tre sventolata a Ventotene, Macron è prevedibile riesca nei suoi intenti solo se rimette in marcia il motore franco tedesco. Due, quindi, le incognite che ha ancora davanti: la prima riguarda la sua forza da inquilino dell’Eliseo. Sarà determinata non solo dal risultato scontato di questa sera, ma soprattutto dalle elezioni legislative di giugno. La seconda incognita sta a Berlino: a settembre i tedeschi voteranno. Vincerà ancora - come ad oggi sembra probabile - la Cancelliera Angela Merkel? Dall’esito dipende il funzionamento del pistone tedesco. Ovviamente, se vincessero forze non europeiste, semplicemente il motore gripperebbe alla partenza.

In questo quadro un ruolo determinante potrebbe averla la presidenza della Commissione europea. Non è indispensabile, ma aiuterebbe: dopo gli anni notarili di Barroso (notaio delle volontà degli Stati nazionali), Juncker non ha finora giocato un ruolo incisivo, Stimoli all'azione europea come diede, per esempio, Jacques Delors nel determinare il percorso che portò all’avvento dell’euro.  E potrebbe giocare carte importanti l’Italia, attraverso le funzioni di tre personalità: Mario Draghi, presidente della Bce, Federica Mogherini, ministro degli Esteri, e Antonio Tajani, presidente dell’Unione europea. Ogni altro tentativo di sostituirsi al motore franco tedesco, però, sarebbe probabilmente condannato alla breve vita di qualche titolo.

FOCUS L'Ue brinda con Macron