Mercoledì 24 Aprile 2024

Elogio dell'assenza

COME non plaudere all’invenzione di una legge come quella che la Francia ha varato sul diritto alla disconnessione in orario non di lavoro? Essa va incontro a troppe buone ragioni per dover muovere anche solo un’ombra di perplessità. E mette in moto, almeno per le persone del mio gusto, un sano meccanismo di invidia, che si sa bene essere spesso l’altra faccia dell’ammirazione. Auspico quindi che dall’invidia, sentimento faticoso da reggere, si passi all’emulazione, istanza ben più costruttiva, con un’eguale decisione del nostro parlamento. La legge chiede in sostanza agli utenti della rete di tornare ad appropriarsi del loro tempo libero, affrancati dal diluvio di mail che piove ininterrottamente sui computer nelle 24 ore. Ho scritto 24 perché l’infernale diluvio mediatico non può inventare una venticinquesima ora, altrimenti lo farebbe. La mente rivendica il diritto alla desertificazione dell’informazione per la fetta della giornata dedicata a quel che si chiamava una volta, in latino, otium, il contrario del neg-otium.

IL TEMPO per se stessi, per evadere lontano dall’ora, per scegliere di quale tempo essere coevi, seguendo l’istanza di uno dei poeti lirici russi più assoluti del Novecento, quel Pasternak che si domandava in una sua lirica, ‘Miei cari, qual millennio è / adesso nel nostro cortile?’ a dimostrazione della necessità dell’uomo di perdersi ogni tanto, in qualche ariostesco castello di Atlante, per poter tornare al dovere della presenza storica. Più sacrosanta istanza non si potrebbe dare. Se il sabato è fatto per l’uomo, e non il contrario, bisogna restituire alla parola privacy, i colori della libertà, quella dimensione divina nell’umano che Agostino di Ippona definì con due sole parole: facultas eligendi, facoltà di scegliere. La quale deve essere rispettata fino alla sua estrema latitudine, la libertà di non sapere. Di troppe cose siamo informati che non ci riguardano, del tutto estranee al nostro destino, effimere, letteralmente che non durano un giorno. Come i nostri occhi sono sporchi di troppe immagine non necessarie. Il carico informatico è disumano, la velocità della notizia annichilisce la capienza della mente. La ridicolizza a carta inutilmente assorbente di qualcosa che nasce già morto quando si propone, perché è subito superato da altro. Benedetta sia la Francia che ci insegna ad avere più amore per noi stessi.