Giovedì 25 Aprile 2024

Agenzia del farmaco, la politica debole

UNA BEFFA. Per una volta le parole della politica non sono retorica ma pura verità. Perché solo beffarda può suonare la scelta di affidare l’assegnazione di una struttura importante come l’Agenzia europea del farmaco a un sorteggio, come si fa con le partite di calcio. Considerato quello che l’Ema rappresenta per il suo ruolo di regolatore del mercato dei farmaci a livello europeo e il giro d’affari che muove, la decisione sul suo trasferimento da Londra doveva essere politica e basata su dati oggettivi – la valutazione attenta dei dossier di candidatura presentati – e non su una sorta di lotteria. Un dato che fa riflettere, una volta di più, sui controsensi di un’Unione europea che sembra incapace di muoversi sulla base di regole certe ed equidistanti, alimentando sempre sospetti e diffidenze. Come se non fosse interesse comune trovare formule che garantiscano efficienza, equità, rispetto dell’identità e del valore di ogni Paese membro.

Ma tant’è. Nessuno ha mai pensato di mettere in discussione il regolamento di votazioni come quelle tenute ieri a Bruxelles. Anche il governo italiano deve però fare autocritica. Perché se indubbio è l’impegno profuso in questi ultimi mesi per sostenere la candidatura di Milano, è un dato di fatto che la nostra politica estera è debole. Troppo. Lo si evince, banalmente, anche dai numeri: mille diplomatici al lavoro, contro i duemila della Germania e i tremila della Francia. Eppure le forze in campo erano quanto mai fondamentali per convincere i Paesi a sostenerci. Ieri e anche un anno fa. Non siamo stati in grado. E questo è il risultato.