Lunedì 6 Maggio 2024

Verona, carabiniere schiaffeggia una donna per un parcheggio. Il video a 'Chi l'ha visto'

E' successo nel 20011, la donna schiaffeggiata è stata condannata per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, e l'agente ha anche chiesto danni per 20mila euro. Lei chiede la revisione del processo, anche perché il filmato choc non è stato mostrato in aula

Carabiniere schiaffeggia donna per un parcheggio (da chi l'ha visto)

Carabiniere schiaffeggia donna per un parcheggio (da chi l'ha visto)

Roma, 15 aprile 2016 - Un carabiniere che schiaffeggia una donna è il video choc che ha trasmesso 'Chi l'ha visto' nell'ultima puntata trasmessa. La storia che sta agitando i social network risale al 20 agosto del 2011, ed è quella di una famiglia veronese che per un auto parcheggiata male si è vista finire in manette, con strascichi di danni da pagare proprio agli agenti intervenuti.

Iniziamo dal principio, la donna schiaffeggiata è Marisa Brunelli, 54 anni, che quel giorno ostinatamente rifiutava di spostare la vettura, una Multipla, che bloccava un vicolo, sostenendo che era sul terreno della sua famiglia. Da qui la richiesta d'intervento dei carabinieri.

Il filmato trasmesso su Rai 3 mostra la donna cercare campo col telefonino, e per farlo accenna a salire sulla vettura, a quel punto un carabiniere la tira giù in malo modo e la donna si gira colpendolo. A quel punto la reazione dell'agente è violenta, un forte schiaffo colpisce la Brunelli, la sensazione che sia stato un gesto non richiesto dalla situazione. Il fratello della donna non sta a guardare e si scaglia contro l'agente, iniziando una colluttazione.

Alla fine entrambi finiscono in manette alla righiera sotto casa. E in seguito sono stati condannati in secondo grado per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Ma non è finita, perché gli agenti intervenuti li hanno denunciati e chiedono un risarcimento di 20mila euro, sventolando un referto di trauma toracico con frattura e contusioni.

Maria Brunelli a 'Chi l'ha visto' ha chiesto una revisione del processo, anche perché il video choc, che parla da solo, "non fu visto in aula, quindi non utilizzato per la decisione".