Lunedì 6 Maggio 2024

Cannes, i fratelli Dardenne e la loro ragazza sconosciuta

'La fille inconnue' è in gara nella sezione ufficiale. Nella loro nuova opera a quattro mani i registi tornano a ribadire il primato della responsabilità personale

L'attrice Adele Haenel  tra i registi Luc e Jean-Pierre Dardenne (Afp)

L'attrice Adele Haenel tra i registi Luc e Jean-Pierre Dardenne (Afp)

Cannes, 18 maggio 2016 - Sarà che il cinema è nato i Lumière ma i fratelli autori, creativi all’unisono, non sono pochi. I Coen, i Taviani. i Wachowski (ora sorelle) sono solo i più noti, a dimostrazione che il comando diviso in due non nuoce al set. E con loro, ovviamente i Dardenne, Jean-Pierre e Luc, otto film, due Palme d’oro e una lunga teoria di premi. Questa volta, forse, non riusciranno a strappare la Palma ma qualche premio è pronosticabile nonostante che 'La ragazza sconosciuta' sia meno convincente di altri loro film o, almeno, appaia tale per una certa ripetitività di luoghi e situazioni.

Come al solito le immagini sono nette, le inquadrature dense, i dialoghi essenziali, la musica assente. Il processo estetico è funzionale alla messa in luce di comportamenti osservati e semplicemente offerti allo spettatore come d’uopo in un morality play.  

Dopo Cecil de France di 'Il ragazzo con la bicicletta' e Marion Cotillard di 'Due giorni e una notte' arriva, a interpretare la figura femminile, perno fisso del loro cinema perché deputata a incarnare  il senso di responsabilità e la forza di volontà rispetto all’inerzia maschile, la giovane Adèle Haenel. Anche se la sua bellezza è fin troppo armoniosa per il ruolo di Jenny, medico di base di un quartiere sfavorito di Seraing, borgo satellite di Liegi dove i Dardenne hanno ambientato tutti i loro film, l’attrice francese non sottrae forza al racconto.

Jenny è una dottoressa scrupolosa, pronta a rispondere alle esigenze mediche ma anche psicologiche dei suoi pazienti. Una sera dopo l’ora di chiusura ignora il campanello di qualcuno che bussa al suo studio. All’indomani saprà che chi la cercava è una ragazza, trovata morta non lontano, sull’argine del fiume. Il senso di colpa, sia pure indiretta, la spinge a indagare su chi fosse la giovane malcapitata, andando al di là delle sue funzioni, ma non della sua responsabilità.

La sua ricerca è ossessiva e stringente. All’indifferenza di molti, all’apatia dell’indagine poliziesca e alla ritrosia persino dei colleghi Jenny contrappone la tenacia. Più che la verità conta la sfida con se stessa che, non a caso, mette in pericolo la sua incolumità e molte certezze professionali e personali.Chi è la ragazza? Quali sono le circostanze della sua morte? Cosa cercava nell’ambulatorio di Jenny?  Anche se naturalmente alla fine si avranno le risposte ai Dardenne preme ribadire il primato della responsabilità. Che non può non essere che personale.