Venerdì 26 Aprile 2024

Romero: "The Walking dead? I veri zombie li ho inventati io"

Parla il papà del genere zombie: "Più che aver paura del soprannaturale, temo i terroristi e le bombe. E anche del parrucchino di Donald Trump”

La locandina del film di Romero 'La notte dei morti viventi'

La locandina del film di Romero 'La notte dei morti viventi'

LUCCA, 8 aprile 2016 - “Sappiamo cosa aspettarci dagli zombie, sono gli umani a essere imprevedibili. Per questo più che aver paura del soprannaturale, temo i terroristi e le bombe. E anche del parrucchino di Donald Trump”. Ha compiuto da poco 76 anni, ma mantiene una lucidità invidiabile. Parliamo di George A. Romero, regista e sceneggiatore newyorkese, considerato a buona ragione il papà del genere zombie. Romero, in questi giorni, è a Lucca e Viareggio, e stasera riceverà il premio alla carriera del Lucca Film Festival. Il suo Night of the living dead (La notte dei morti viventi), del resto, colpì allo stomaco milioni di spettatori, quando uscì nel 1968, nel pieno della battaglia per i diritti civili degli afroamericani. La sequenza finale del film, dove il protagonista di colore, l’attore Duane Jones, ultimo sopravvissuto dopo l’assedio di una casa da parte di una mandria di non morti, viene ucciso dalla pattuglia della polizia che lo scambia, appunto, per uno zombie, fu ammantata allora di un forte significato politico.

 

George A. Romero, 76 anni, regista e sceneggiatore newyorkeseLA QUESTIONE RAZZIALE - A chi gli chiede se la scelta di un protagonista afroamericano era voluto, il regista risponde così. “Duane Jones era il miglior attore disponibile nella mia cerchia di amici – ammette, ridendo, Romero -. Ma vi dico questo: era il 4 aprile 1968, stavamo tornando in auto a New York con la copia originale di Night of the living dead, quando sentimmo alla radio che avevano ucciso Martin Luther King. Da quel momento capimmo che la pellicola aveva assunto un significato in più”. Inizialmente, però, “non volevo fare un film sulla questione razziale – continua Romero -, ma sulla stupidità umana. Mentre fuori c’è una minaccia soprannaturale, i personaggi litigano tra di loro per il bucato, o per decidere chi deve stare al piano di sopra e chi nello scantinato”.

 

MORTI VIVENTI O VIVI MORENTI? - Ma perché gli Zombie hanno fatto così breccia nell’immaginario collettivo, vivendo tra l’altro una rinascita proprio con la serie The Walking Dead che, pur non vedendo alcun coinvolgimento da parte di Romero, ne è comunque debitrice? “La chiave di un film, per me, è sempre il messaggio – continua Romero -. Nel mio caso, appunto, la reazione delle persone a qualcosa di sconosciuto che è fuori”. Ma di cosa ha paura realmente Romero? “Sicuramente di quello che c’è sotto il parrucchino di Trump – sorride Romero rispondendo alla domanda di un cronista -. La politica americana ormai si è trasformata in un circo”. Il soprannaturale, al confronto, fa molto meno paura: “Il problema non sono gli zombie o gli alieni, ma le bombe e i terroristi”, aggiunge. Mostrando però un’insospettabile fiducia nel futuro: “Credo che i social network contengano un tasso di pericolosità, tuttavia, se devo fare un confronto, la libertà di esprimere le proprie opinioni che hanno permesso rende la società di oggi meno ‘zombizzata’ di quella degli anni ’80 e ’90, dove le persone erano vere e proprie mandrie prive di senso critico”.

 

UNA SERIE TV DAL FUMETTO PER LA MARVEL - Nonostante l’età, Romero ha voglia di mettersi ancora dietro la macchina da presa (il suo ultimo film, risalente al 2009, è Survivor of the dead – L’isola dei sopravvissuti). Il punto è avere le condizioni per farlo. Romero infatti ha, da sempre, cercato di produrre fuori dalle major e questo – in un mondo dove a far notizia sono sempre i grossi incassi – rende sempre più difficile lavorare. “Le idee non mancano, ma tutto si basa sul rapporto personale con chi deve produrre, a volte si perdono treni”, spiega. Intanto, continuerà a scrivere i fumetti “Empire of the dead” per la Marvel Comics, che “potrebbero diventare una serie tv”. E riserva una frecciata finale a The Walking Dead: “Il fumetto mi era piaciuto molto, così come la prima serie che aveva Frank Darabont come show runner. Poi l’hanno cacciato, volevano mungere la vacca per fare più soldi. E adesso è diventata una soap opera,  Fear The Talking Dead…” .