Mercoledì 24 Aprile 2024

Gregori in estasi: "È Caravaggio" Svelato il mistero della Maddalena

Nuova attribuzione: la più grande esperta del Merisi non ha dubbi

Mina Gregori, massima studiosa di Caravaggio, allieva di Roberto Longhi. Sopra, la“Maddalena in estasi” di proprietà di un collezionista privato, che la storica dell’arte ha attribuito a Michelangelo Merisi

Mina Gregori, massima studiosa di Caravaggio, allieva di Roberto Longhi. Sopra, la“Maddalena in estasi” di proprietà di un collezionista privato, che la storica dell’arte ha attribuito a Michelangelo Merisi

Firenze, 25 ottobre 2014 - «QUANDO mi sono trovata al cospetto di quell’opera magnifica, sono letteralmente caduta in ginocchio: non ci sono dubbi, si tratta di Caravaggio». Ha realizzato il suo sogno Mina Gregori, massima studiosa di Caravaggio, allieva di Roberto Longhi.

«Ricorda? Durante l’ultima intervista le avevo confidato che avrei tanto desiderato scoprire un nuovo capolavoro di Michelangelo Merisi, e così è stato», sorride la storica dell’arte riferendosi alla “Maddalena in estasi” di proprietà di un collezionista privato che ha recentemente attribuito al “padre” di capolavori come il “Bacco”, il “Fanciullo con canestro di frutta”, “I bari”, “Concerto” e “Il suonatore di liuto”.

Professoressa Gregori, come ha saputo del “nuovo” dipinto?

«Tempo fa sono stata contattata dalla famiglia: avevano sentito dire che potesse essere di Caravaggio e hanno voluto che lo vedessi. Così è stato, per tre volte».

Chi sono i fortunati?

«Posso solo dire che si tratta di una famiglia, in Europa. Per il resto ho promesso di non rivelarne l’identità».

Quando e come sono diventati proprietari della “Maddalena”?

«Non lo sanno con precisione: l’olio è stato acquistato a Roma dal nonno dell’attuale collezionista; in casa si diceva che fosse del Merisi, senza certezze. Sapendo che sono fra i maggiori studiosi di Caravaggio, mi hanno chiesto di vederlo».

Cosa è emerso?

«È bastata un’occhiata: quelle mani, l’incarnato, le dita, come sono girate. Non ci sono dubbi, la “Maddalena in estasi” è di Caravaggio».

Nessun margine di dubbio?

«Vede, è come un medico che fa la diagnosi basandosi su studio, esperienza e sintomi. Quando per settant’anni (oggi ne ha 90, ndr.) si studia un autore, il bagaglio di sapere a nostra disposizione è l’archivio migliore. Il dettaglio, l’insieme dei dettagli, la possibilità di paragonarli mentalmente a quelli di altre opere viste, consentono di fare l’attribuzione senza dubbi».

Esiste qualche prova tangibile?

«Sì: l’olio su tela (che misura 103,5 per 91,5) centimetri, nasconde un indizio significativo. Sul retro c’era un foglietto con grafia seicentesca che recita: “Madalena reversa di Caravaggio a Chiaia ivi da servare pel beneficio del Cardinale Borghese di Roma”. Questo documento conferma in modo definitivo l’identificazione e l’attribuzione del quadro».

Ci spieghi meglio...

«Merisi è morto di “febbre” il 18 luglio 1610, dopo l’approdo a Porto Ercole. Il dipinto che era a bordo, sparito nel nulla: oggi abbiamo ritrovato il quadro che aveva sulla barca, finito prima a Napoli e poi a Roma. Lo testimonia il timbro di ceralacca della dogana di terra della città papale apposto sulla tela, in uso soltanto dalla fine del Seicento. Una volta giunta nella Capitale, la “Maddalena” è finita nella collezione di una famiglia europea, e lì è rimasta di generazione in generazione».

Il dipinto verrà esposto?

«I proprietari, al momento, non vogliono pubblicità. Temono i furti, ovviamente. Non credo abbiano intenzione di vendere, non sono nemmeno grandi collezionisti. Ma non escludo che, prima o poi, possano accettare di mostrare al mondo l’ultimo Caravaggio».

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