Giovedì 16 Maggio 2024

"Pigiavano" i pulcini appena nati per ucciderli: gli indagati salgono a cinque

Brescia, L'operazione è stata condotta dal Nipaf di Brescia e alcuni piccoli sono stati recuperati ancora vivi e affidati alla Lav di Verona. Si procede per maltrattamento di animali e uccisione senza giustificato motivo

Pulcini in una foto Reuters

Pulcini in una foto Reuters

Brescia, 4 febbraio 2015 – E' stato il personale del Nucleo investigativo provinciale di Polizia Ambientale e Forestale (NIPAF) di Brescia a condurre l'operazione che ha portato alla scoperta dei pulcini "pigiati vivi". Cinque persone, tra cui il veterinario aziendale e i titolari di un incubatoio dove le uova vengono fatte schiudere per poi rivendere i pulcini agli allevamenti avicoli,  sono state denunciate.  L’accusa è di maltrattamento e uccisione di animali senza giustificato motivo in quanto i pulcini, sebbene in perfette condizioni di salute, venivano ritenuti non idonei per la commercializzazione al fine della produzione di carne, perché inferiori alle dimensioni richieste o deplumati.

Anziché smaltirli secondo le normative europee tramite gassificazione o triturazione con sistemi che prevedono la morte istantanea degli animali, venivano gettati in cassoni di rifiuti generici e pestati dal personale dell’azienda. Sono stati rinvenuti all’interno dei contenitori una settantina di pulcini ancora vivi che sono stati sottoposti a sequestro e affidati alla LAV di Verona. "Gli animali sequestrati sono tuttora vivi, contrariamente a quanto dichiarato dall’azienda sul fatto che non sarebbero stati in grado di sopravvivere", informa una nota del Corpo Forestale dello Stato.

Inoltre, sempre secondo quanto rilevato dagli investigatori, nella struttura le operazioni di scelta degli animali da abbattere erano affidate a semplici operatori e non al veterinario come previsto dalla normativa di settore. Gli agenti, infine, avrebbero riscontrato irregolarità di tipo amministrativo nei registri, in quanto, per occultare l’abbattimento irregolare, i pulcini uccisi venivano dichiarati come scarti di incubatoio (gusci) e quindi smaltiti come tali, non attribuendogli il codice di rifiuto corretto cioè sottoprodotto di origine animale (carcassa). L’indagine è partita su iniziativa della Forestale ed è diretta dal dott. Ambrogio Cassiani, Sostituto Procuratore di Brescia.

 «Oggi esprimiamo la nostra soddisfazione per gli esiti dell'inchiesta. È più che mai necessario contrastare la violazione dei diritti degli  animali, proprio in quegli ambiti economici dove tutto viene considerato normale, come l'allevamento a fini di macellazione o a fini di sperimentazione, come nel caso Green Hill». Così la Lav, con una nota, commenta l'inchiesta della Procura di Brescia. «La storia di questi pulcini per noi rappresenta molto - ha aggiunto Roberto Bennati, vice presidente Lav - è il simbolo dell'applicazione del principio di rispetto, almeno, della legge anche e soprattutto nei settori in cui gli  animali vengono utilizzati per scopi economici, come fossero prodotti e, non da ultimo, della nostra lotta senza sosta contro maltrattamenti e uccisioni di animali, anche negli allevamenti. Ci attendiamo, per questo, una condanna esemplare che funga da segnale all'intero settore produttivo e agli addetti ai controlli, pubblici e privati». 

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