Mercoledì 24 Aprile 2024

Medusa robot sentinella dei mari, ecco il drone sub

Team della Florida Atlantic University svela la sua creatura in silicone (soft robot). Otto tentacoli, controlla i fondali senza urtare i pesci. Sarà impiegata nel monitoraggio della barriera corallina

(Foto: Erik Engeberg, et Al.)

(Foto: Erik Engeberg, et Al.)

Un team della Florida Atlantic University ha svelato la sua ultima creatura: si tratta di un soft robot, un drone soffice e malleabile, a forma di medusa, pensato per monitorare la vita sottomarina. La sua morbidezza, sottolineano gli autori, ne favorirà l'impiego nelle aree più a rischio, come ad esempio la Grande Barriera Corallina, dove sarà libero di muoversi senza il rischio di danneggiare gli ecosistemi più delicati. Sembra una piovra rovesciata. UN PO' ROBOT, UN PO' MEDUSA La squadra guidata dall'ingegnere Erik Engeberg ha costruito il soft-robot ricalcando uno degli stadi larvali della medusa quadrifoglio (Aurelia aurita), in modo da consentire al drone di nuotare controcorrente come l'organismo che ne ispira la forma. Il robot è dotato di un sistema idraulico che pompa l'acqua marina all'interno degli otto tentacoli in silicone, generando delle contrazioni che donano impulso al movimento. Le pompe sono a loro volta alimentate da una batteria da 3 volt, da cui trae energia anche un piccolo circuito elettronico che orchestra i sensori di temperatura e salinità. IDEALE PER GLI SPAZI RISTRETTI Al momento Engeberg e colleghi hanno usato la tecnica della stampa 3D per realizzare cinque meduse, ciascuna con un grado di morbidezza differente, allo scopo di verificare l'impatto che i vari tipi di gomma esercitano sul meccanismo di propulsione. I robot sono stati testati sia in acquario che in piscina, sottoponendoli a varie prove di agilità, come ad esempio il passaggio attraverso pertugi ristretti. L'obiettivo è fare in modo che il drone sia un giorno capace di esplorare in autonomia i fondali marini, aiutando gli scienziati ad analizzare lo stato di salute degli oceani anche negli angoli più inaccessibili. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Bioinspiration & Biomimicry