Venerdì 26 Aprile 2024

Vanessa, la beatitudine dopo le lacrime

Nel libro di monsignor Viganò i campioni si confessano. La Ferrari: "La sera prima di vincere l’argento ho avuto un crollo emotivo"

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di Paolo Franci

"Un finale scoppiettante dopo una carriera di sacrifici e ostacoli da superare. Un acuto sul gong che ha suonato più forte che mai, dal Giappone all’Italia. Oltre gli infortuni, le critiche, il lockdown e il Covid. L’argento nel corpo libero della ginnastica artistica a Tokyo 2020 di Vanessa Ferrari, un premio all’abnegazione e al non mollare mai".

Il viaggio a doppia penna di Monsignor Viganò e Valerio Cassetta nel mondo della ‘Farfalla’ della ginnastica mondiale inizia così, dal traguardo più prestigioso, la medaglia d’argento ai Giochi di Tokio: "Ho visto ripagati i tantissimi sacrifici – dice l’azzurra - che avevo fatto, le tante fatiche dopo gli infortuni e le delusioni per aver sfiorato il successo nelle tre Olimpiadi precedenti, accarezzando il podio. Mi sono sentita appagata veramente e completa, perché con questo traguardo ho vinto almeno una medaglia in tutte le competizioni più importanti. Era il sogno che inseguivo da 13 anni, dalla mia prima Olimpiade…".

La bandiera, l’Italia, quella maglia azzurra il cui peso si comprende solo quando la si indossa e la scelta di utilizzare "Con te partirò" di Bocelli per la sua performance. La Farfalla risponde così, pizzicando l’arpa del sentimento di chi legge: "Volevo che la musica fosse all’altezza di un’Olimpiade e desideravo portare un po’ di Italia con me, soprattutto in quel periodo in cui non ci poteva essere il pubblico. Volevo che tutti gli appassionati, i fan e le persone che hanno sempre creduto in me potessero in qualche modo sentirsi parte del mio esercizio e scendere in pedana con me, gioire o piangere insieme a me, a seconda del risultato..." Monsignor Viganò le chiede: "Nel Vangelo di Matteo si parla delle beatitudini: Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati…. Cosa è per lei la beatitudine, la felicità?".

Vanessa risponde: "Sono felice quando riesco a realizzare i miei obiettivi e i miei sogni, perché ripago i sacrifici e mi sento soddisfatta. Ma lo sono anche quando riesco a passare con le persone a me care i momenti belli. Uno di questi è stato il rientro in aeroporto in Italia da Tokyo c’erano i miei cari ad aspettarmi. È stato un momento bello e felice".

E se un giovane le dovesse chiedere consiglio? "Credere nei propri sogni e non arrendersi davanti alle avversità. Scontato? - riflette Vanessa - Non lo so, ma è la filosofia intorno a cui ho im-prontato la mia esistenza fino ad oggi nonostante tutti gli ostacoli. La ginnastica è uno sport veramente completo e consiglierei a tutti di avvicinarsi a questo sport, ma con le dovute precauzioni e cautele. Alla base ci deve essere la gioia e la felicità nel praticare qualsiasi sport. La competizione e l’agonismo vengono successivamente, non sono delle proprietà come la serenità e la felicità".

Vanessa Ferrari modello per i giovani? "A prescindere da me, un atleta che supera gli infortuni e vince è un esempio positivo, da seguire, guardare, applaudire. Ripartire da zero e tornare più forte non è da tutti. Sono fiera di me, di esserci riuscita, sono felice di aver lanciato un messaggio così". Campionessa del mondo a 16 anni, la pressione, le aspettative, le delusioni: "Non ero pronta a tutto questo. Le aspettative è stato difficile gestirle. Vinsi il mondiale a 16 anni e due anni dopo ci sarebbe stata la prima Olimpiade. Tutti si aspettavano che quella fosse la mia Olimpiade. Invece arrivai in una condizione disastrosa... Anche a Tokyo ho avuto un crollo la sera prima della finale perché sapevo che tutti si aspettavano questa medaglia. Poi grazie al mio ragazzo, dopo aver parlato con lui, sono riuscita a ritrovare la determinazione giusta...".