Giovedì 25 Aprile 2024

"Troppi rigori? Meno Var, e regole chiare"

L’ex arbitro Pieri: "Bisogna limitare gli interventi, non aumentarli. I fischietti devono avere istruzioni precise, l’Aia spieghi gli errori"

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di Doriano Rabotti

Tiziano Pieri, ci sta scoppiando il Var in mano?

"Secondo me la domanda è un’altra. Chi determina il ’chiaro ed evidente errore’? La ’mano di Dio’ di Maradona nell’86 era un episodio oggettivo. Ma se si parla delle dinamiche di contrasti o di movimento del braccio si entra nella sfera soggettiva, ogni opinione vale uno. Piuttosto svilupperei un concetto".

Quale?

"Che il protocollo è stato introdotto cinque anni fa al fine di dare parametri e impattare il meno possibile sull’arbitraggio. E invece ci ritroviamo a vedere un utilizzo molto massiccio dal Var. Che non è la moviola".

Sono troppi i casi, o troppi quelli che si lamentano?

"La verità sta nel mezzo. Si dice che i rigori sono troppi, ma a sentire gli allenatori ne manca sempre qualcuno. Però in Inghilterra se simuli sei insultato dai tuoi tifosi, qui ti applaudono. Tutti moviolisti, l’analisi non è serena, è una caccia alle streghe".

Le immagini alla tv non sempre sono le stesse del Var.

"In realtà il ‘varista’ ha tutte le telecamere a disposizione, e col tecnico scarica e guarda le immagini. Solo che se un regista mostra le immagini mezz’ora dopo, non fa un bel servizio agli spettatori, ma non cambia niente. Al Var è uno sbaglio".

Quanto ha cambiato idea, passando dal campo alla tv?

"All’inizio non era semplice, ero convinto che la verità fosse solo sul campo, per esempio quando si valuta l’intensità. Solo facendomi consigliare dal tecnico della Rai ho capito quali fossero le riprese giuste. Su questo deve lavorare l’Aia: se le terne affiatate lavoravano meglio in campo, vale anche per la Var room. Per me il primo rigore dato al Napoli lunedì è corretto, era un errore e il Var doveva intervenire. Il secondo invece non può essere mai rigore, ma è un caso ancora diverso da quelli di Inter-Juve ed Empoli-Inter. E diverso ancora da quello di Venezia-Salernitana, dove è grave non fare un ’over-rule’.".

Ci sono situazioni in cui le inquadrature danno idee diverse, vedi Handanovic-Defrel.

"No, quello è un caso chiarissimo. Se vogliamo premiare il portiere che cerca di levarsi dopo essersi lanciato, allora nessun rigore esisterebbe più perché nessun portiere esce per commettere fallo apposta. Ma la colpa di Handanovic resta, ha colpito Defrel. La volontarietà non esiste più".

Aprire il microfono al pubblico aiuterebbe gli arbitri?

"Io inizierei gradualmente, è un’idea interessante, ma da verificare. Però in generale bisogna comunicare, uscire dalla campana di vetro: io ad ogni designazione farei una conferenza stampa e spiegherei cosa ha funzionato e cosa no nelle gare precedenti, darei indicazioni precise. Archivierei gli episodi controversi in un canale consultabile. Questo spazio deve essere dell’Aia, deve andare sul web a spiegare per fugare i dubbi".

All’estero va meglio.

"Ma non è colpa degli arbitri, lo dimostra il fatto che anche i nostri in Champions fischiano meno. Dipende dal modo in cui giocano le squadre. Anche qui è un discorso di cultura: in Inghilterra ogni discussione finisce con la partita, in Italia si fanno interpellanze parlamentari. Io sono stato criticato per avere detto che era buono il gol della finale di Nations League, ma ho solo spiegato che l’arbitro aveva applicato bene il regolamento. Poi i regolamenti si possono anche cambiare, ma gli arbitri devono fare applicare quelli in vigore. Chi pensava che il Var avrebbe portato serenità si sbagliava".

Negli altri sport come tennis e volley è successo.

"Alt, non confondiamo. I videocheck e gli occhi di falco danno verdetti oggettivi come nel calcio la goal line technology o il Var sul fuorigioco. Ma sui fatti dinamici, sui contatti, questo giudizio oggettivo è impossibile"

Pieri, quanto ci vorrà perché il Var non scateni l’inferno?

"Se non cambia la mentalità sarà sempre così. L’unica soluzione è limitare l’uso del Var a casi ben definiti, non ampliarlo. Abbiamo un patrimonio come Collina che è un assoluto fuoriclasse, facciamogli fare dei master. Troviamo una strada, un punto d’incontro ci deve essere".