Giovedì 25 Aprile 2024

Scordare Tokyo per reagire

Leo Turrini

Dimenticare Tokyo. A scanso di equivoci e per amore di realismo. Per l’atletica italiana, da oggi chiamata a verificarsi sul palcoscenico dei mondiali a Eugene nell’Oregon, specchiarsi nei risultati della ultima Olimpiade sarebbe un malinconico autogol. Anche perché gli effetti delle grandi imprese di una estate fa, in termini di reclutamento e popolarità tra nuove è nuovissime generazioni, se ci saranno, li vedremo e li apprezzeremo fra dieci anni. E non sto scherzando.

Mi spiego. Ai Giochi della pandemia, una strepitosa congiunzione astrale determinò una sequenza di verdetti tutti tinti di azzurro. Jacobs sui 100 metri. La staffetta veloce. Gimbo Tamberi. Stano e Palmisano in marcia verso la gloria. Roba mai vista prima, cinque medaglie d’oro, un record storico. Roba oggettivamente non riconducibile ad una dimensione da superpotenza in pista e in pedana, dimensione che non ci appartiene. Meglio: non ci è mai appartenuta.

Ai mondiali in terra americana, l’Italia può recitare al massimo un ruolo da outsider.

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