Venerdì 26 Aprile 2024

Retegui l’unica luce su un azzurro pallido

L’oriundo ancora a segno, Pessina completa la vittoria su Malta nelle qualificazioni europee. Ma la squadra di Mancini non incanta

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di Paolo Franci

Dopo lo schiaffo inglese, quello che fa più male e dà più fastidio vista la recente rivalità, serviva uno scatto in avanti. Intendiamoci: vincere con Malta non è che fosse impresa hollywoodiana, per carità. E la Nazionale che aveva incantato per quasi tre anni è ancora un ricordo lontano. Ripensando alla gara con gli inglesi, però, servivano i tre punti e quelli sono arrivati, nonostante un secondo tempo poco brillante.

Mancini quello scatto l’ha cercato ridisegnando la squadra per affrontare la non monumentale Malta. Un affresco che di fatto ha cancellato il centrocampo titolare campione d’Europa, per acciacchi (Barella), ma anche per scelte fondamentalmente tecniche, Verratti e soprattutto Jorginho. Un’era che si chiude? No, ce ne saranno ancora molte di partite di quei tre, non vi è dubbio, a patto che l’ex Chelsea, ora panchinaro in forza ai Gunners, esca dalla cupa ombra di se stesso. Però da questa sfida con Malta usciamo con la convinzione che Pessina-gol – uno che ci aveva tolto dai guai all’Europeo, ricordate? – a Monza è tornato ai suoi livelli così come s’è capito chiaramente cosa significa essere Cristante. Cioè, non parliamo nè di Pirlo nè di un moderno Redondo, ma si capisce per quale motivo Mou non lo metta mai in naftalina. Dietro, prezioso il recupero di Romagnoli a certi livelli, mentre Scalvini ancora deve fare il salto giusto.

E soprattutto, abbiamo probabilmente trovato quel centravanti perduto che era stato l’assillo del quinquennio manciniano. Immobile se la prende molto per questo (chi non se la prenderebbe?), il suo procuratore anche di più, arrivando a parlare di "rispetto" per chi comunque ha dato alla Nazionale, ma è del tutto evidente come non fossimo più abituati ad avere un “nove“ là davanti capace di fare due gol con due sole occasioni in due partite. E che gol. Uno di freddezza tra controllo e mira, l’altro alla ’Bati’ per citare l’ingombrantissimo paragone sfoderato dal ct. Però è vero che Retegui è centravanti moderno, ma con quel tocco vintage nel repertorio che ne fa uno vero e proprio ’animale’ da area di rigore. C’è chi dice che non sia "fine dicitore", ma chi se ne frega? In effetti all’Italia serve uno che la butti dentro e non uno scienziato della tecnica individuale. Eppoi stacca di testa alla grandissima, va detto.

La partita l’ha sbloccata proprio lui, con un gran colpo di testa su calcio piazzato di Tonali. Gol provvidenziale come lo era stata la paratona in avvio di Donnarumma su Satariano. Avessimo preso gol in contropiede, sarebbe stata complicata. E invece lui, Mateo, ha consentito all’Italia di metterla in discesa.

Intendiamoci, non stiamo parlando di chissà quale Italia. Anzi, il ct s’è pure arrabbiato parecchio, giustamente. Troppi passaggi sbagliati, difficoltà nel trovare continuità di gioco, qualche sbavatura difensiva e sofferenza nel secondo tempo, però, ribadiamo, serviva vincere e la vittoria è arrivata.