Venerdì 26 Aprile 2024

Rebic-Calhanoglu: è un caldo del Diavolo

Il croato e il turco (su rigore) ancora protagonisti: stendono la Roma nel torrido pomeriggio di San Siro. Pioli ora vede l’Europa

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Nel giorno in cui il calcio scopre le fatiche di un campionato versione mondiale, il Milan si riscopre squadra solida. Vince la sua seconda partita consecutiva, cosa che non accadeva dal 24 gennaio (1-0 al Brescia dopo il 3-2 all’Udinese) ma soprattutto riesce ad affermarsi per la prima volta in uno scontro diretto per l’Europa: finora, infatti, i rossoneri non avevano mai vinto contro le prime sei della classifica, ottenendo solo un punto contro il Napoli. Il tutto in un contesto di caldo infernale, alle 17.15, in uno stadio totalmente vuoto, in piena estate, con temperature tropicali (32 gradi da termometro); che andrebbero anche bene se ci si trovasse a bordo piscina a sorseggiare un cocktail, non se il contesto è una gara di calcio.

Una situazione tanto assurda quanto ingestibile fisicamente, per chi deve correre su un terreno illuminato da un caldo sole che ha dato tregua solo dopo oltre un’ora di gioco. La logica conseguenza è stato uno spettacolo indecente, un allenamento da montano ritiro estivo mascherato sotto le mentite spoglie di una gara ufficiale. Al netto di tutto ciò, il Milan e la Roma hanno fatto quello che hanno potuto. Ritmi lenti, giocate prevedibili, errori grossolani e tanta volontà. E poca lucidità, come ovvia conseguenza. Nonostante ciò è stata la Roma nel primo tempo ad andare vicina al gol con Dzeko, ma il cross di Kluivert "spizzato" di testa accarezzava solo il palo alla sinistra di Donnarumma. Nella prima frazione un tiro altissimo di un deludente Bonaventura da ottima posizione e uno di Calhanoglu fuori da due passi a chiudere 45 minuti di tanta camminata e poco spettacolo.

Ma il Milan post lockdown riesce a giocare paradossalmente meglio di prima, nonostante l’assenza di Ibrahimovic e un ritorno alle gare dopo tre mesi di inattività. Per merito di Pioli, ma soprattutto delle sue individualità. Che, in assenza del gigante svedese, sono sempre le stesse, vale a dire Rebic e Calhanoglu; coadiuvate, però, da un redivivo Paquetà, capace di subentrare ad uno spento Bonaventura e innescare, tra innumerevoli errori dovuti alla sua brasiliana preponderanza a tenere sempre palla, il ritmo giusto per sbloccare la gara. Dal suo piede nasce infatti il recupero palla che manda in gol Rebic (all’ottavo centro stagionale) al 76’. E sempre dal suo piede arriva il pressing che induce all’errore Diawara che innesca poi il fallo di Smalling su Theo Hernandez dal quale nasce il rigore di Calhanoglu per il 2-0 finale.

Il Milan non molla, ha una condizione fisica buona e Pioli, a differenza del collega, ha azzeccato tutti i cambi, con gli ingressi di Saelemaekers e Paquetà (ma perché Fonseca ha tolto Dzeko?): "Una vittoria ci dà morale, ma la prossima sfida è sempre la più importante" la sentenza di Pioli. E mercoledì si va sul campo della Spal.