Venerdì 26 Aprile 2024

Quando spunta l’Underdog

Leo Turrini

Forse Spalletti, Pioli e Inzaghi, i mister delle squadre italiane ancora impegnate in Champions, dovrebbero ispirarsi a loro, più che ad Ancelotti e Guardiola. Dove per “loro” si intendono lo sprinter Ceccarelli e il cestista McClung. Il primo ha battuto in volata il re di Olimpia, Marcellino Jacobs, sui 60 metri indoor. Il secondo, appena provvisto di un contratto NBA, ha stupito l’America vincendo la gara di schiacciate all’All Star Game.

Ehi, qui sembra proprio iniziata l’era degli Underdog, termine anglosassone usato per definire il tizio (o la tizia) capace di far saltare il banco dei pronostici, trionfando a dispetto di tutte le previsioni.

Sdoganata anche in politica da Giorgia Meloni nel discorso che avviava il cammino del suo governo, questa parola, appunto “Underdog”, racchiude il fascino stesso della vita e quindi dello sport, che è bello quando e se si identifica con la vita.

Come cantava Gianni Morandi, uno su mille ce la fa. Oddio, non che accada tanto spesso, soprattutto nel presente che ci appartiene: giustamente ci viene raccontato che si è rotto l’ascensore sociale, con ovvie ripercussioni negative sullo spirito delle nuove e nuovissime generazioni. Ecco perché storie come quelle di Ceccarelli e di McClung meritano di essere sottratte all’oblio.

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