Mercoledì 24 Aprile 2024

Osimhen-Kvara, Napoli formato Maradona

Doppietta del centravanti, il georgiano immarcabile: gli azzurri stendono i bianconeri reduci da otto vittorie di fila. Ed ora è +10 in vetta

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di Paolo Franci

Kvara-Osimhen. Sarebbe fin troppo facile racchiudere questa feroce esibizione di forza della squadra più bella e più forte del campionato, in due sole, magnifiche parole . Ma non è così, perchè nella notte in cui il carillon di Spalletti sprigiona nuovamente note perfette e va a +10 in classifica, c’è la dimostrazione che il Napoli è una sinfonia continua che chiama in causa tutti, ma proprio tutti i suoi interpreti, da Meret fino a Elmas, il magnifico ricambio.

E’ una sorta di calcio socialista quello di Big Luciano, che privilegia il collettivo senza fare sconti sul piano estetico: si vince giocando bene e tutti insieme, punto. Dall’altra parte, si perde malissimo, anzi si viene umiliati in una notte in cui la Juve sparisce pur illusa di poterla riaprire con un lampo di Di Maria. Aveva ragione Max: "Puntiamo al quarto posto", aveva detto per fare lo spiritoso con Spalletti e scopre che, forse, è davvero così nello stadio in cui pensava di rilanciarsi in chiave scudetto. La tragica serata di Bremer, il nulla assoluto di tanti, troppi juventini è anche per merito di un Napoli superiore per convinzione, ferocia, capacità di gioco e uomini. Come andrà a finire la corsa al titolo lo sapremo più in là, ma da ieri sera il ’solito sospetto’, Spalletti, è molto più sospetto di prima.

La storia di questa partita è tesa e nota. La Juve corre velocissima e non incassa gol da nove partite. Ed è fin troppo chiaro che se dovesse vncere sarebbe nuovamente in corsa per il titolo, considerando che le mille certezze del Napoli finirebbero nel perfido frantoio psicologico già visto lo scorso anno e, ancor prima, con Sarri in panchina. D’altra parte, Spalletti - l’ultimo ’magnifico perdente’ di una saga che ha coinvolto anche Eriksson e, udite udite, Ancelotti ai tempi della Juve - gioca due campionati, uno contro le avversaria per il titolo e uno per smentire il foltissimo loggione di quelli che pensano che il Napoli prima o poi farà rima con crollo in zona scudetto. Dunque due grandi quesiti si incrociano al Maradona: il Napoli può reggere fino alla fine? E la Juve è davvero da scudetto? Difficile rispondere, ma è chiaro che ogni mossa, ogni dribbling, ogni ribaltamento di una partita che a un certo punto esplode come un petardo, è letto in controluce attraverso i due interrogativi che via via troveranno risposta nel pesante 5-1.

Si diceva del petardo. Il Napoli si mostra subito magnifico rettore del possesso palla e fa la partita. Il primo botto arriva sull’asse dei soliti tre: Politano la mette dentro, Kvara chiama Szczesny al miracolo in acrobazia e Osimhen fa gol. La Juve sfoggia un DI Maria versione cachemire che accarezza la trasversa, ma ancora quei tre confezionano il bis: cross di Politano, goffa fesseria di Bremer e ’Osi’ la mette sl piede di Kvara che segna e si porta il dito al naso per zittire detrattori e gufi. Pare possa finire lì, ma in una serie di rimpalli in area nella percussione di Di Maria, con Kim goffo, portano il campione del mondo a riaprirla.

Dura poco però, perchè in avvio di ripresa - con la Juve in confusione per un cambio - Kvara batte l’angolo e il fin lì non esaltante Rahmani segna il tris che poi, in breve tempo, diverrà una storica manita ancora con Osimhen e poi Elmas.