Mercoledì 24 Aprile 2024

Nadal fatica, ma Nole resiste

Paolo Franci

Sì va bene, la NextGen. I nuovi eroi. I giovani col petto in fuori e la racchetta pneumatica. Li abbiamo invocati talmente tanto, che adesso che ce li abbiamo davanti, per carità, ci piacciono un bel po’ eh! Mai avremmo immaginato però, di cuocere così, a fuoco lento, nella nostalgia e nel rimpianto. Ricordate no? Ogni giorno e l’altro pure abbiamo invocato il ricambio generazionale rispetto ai Fab Three RogerNoleRafa - scritto tutto attaccato a significarne la serrata concorrenza del tempo che fu - come se ne avessimo abbastanza di quella sorta di dittatura del talento. Come se avere tre tra i migliori tennisti di tutti i tempi non fosse abbastanza. Volevamo i re giù dal trono perché è insito nell’uomo creare simboli e poi abbatterli.

Sbirciavamo dal buco della serratura del talento a caccia di uno Zverev, un Alcaraz, un Sinner in grado di gettarli nella polvere. S’è ritirato Roger e siamo ancora lì a piangere. E come Federer ha detto ciao, s’è sgonfiato pian piano anche Rafa, come se il serbatoio delle motivazioni si fosse svuotato inesorabilmente. Ok, c’è il declino fisico, ma a noi piace romanticamente pensare che l’addio di Roger c’entri qualcosa. E adesso, c’è rimasto Nole, che all’alba della semifinale torinese contro Frecciarussa Medvedev, che gli strappò il sogno Slam, dice di "voler dimostrare ai giovani di poter competere con loro". Beh, pur nella gioia per i tanti millennials sbocciati qua e là, come si fa a non tifare per lui, l’ultimo dei Fab Three?