Mercoledì 1 Maggio 2024

Dieci anni senza SuperSic Ma il suo esempio resta

Il circuito di Misano è stato intitolato subito a Simoncelli dopo la morte. Al pilota di Coriano fu fatale un incidente nel Gran Premio della Malesia

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di Doriano Rabotti

Dieci anni senza Sic, e non è il campione quello che manca di più.

Certo, Marco Simoncelli era un grandissimo pilota, lo dicono i numeri che sulla lunga distanza non mentono mai. Non diventi campione del mondo per caso, come fece il centauro di Coriano nel 2008 sulla 250. Non vinci 14 gare di un mondiale, non sali 31 volte sul podio in 151 gare, non fai 15 pole position, se non hai una stoffa speciale.

Eppure non è la sua bravura in sella, che dieci anni dopo ancora lascia un vuoto nel cuore. Marco Simoncelli è sempre con noi, quando le moto passano da Misano, su quel circuito che porta il suo nome da quasi subito. E’ con noi anche se quel maledetto 23 ottobre di dieci anni fa ci ha lasciati dopo l’incidente nel gran premio della Malesia, colpito dalle moto di Colin Edwards e Valentino Rossi che non potevano evitare la sua Honda intraversata sull’asfalto alla curva 11 del secondo giro.

No, quello che manca di più è il ragazzo con le sue forze e le sue fragilità, con la curiosità e la sete di scoprire mondi nuovi. Pochi mesi prima, alla fine di gennaio di quello stesso 2011, alla vigilia della partenza per i primi test stagionali che si tennero proprio a Sepang, venne a trovare la redazione sportiva del nostro giornale. Dopo lungo corteggiamento via sms, tattica resa necessaria dalla popolarità che a volte diventa un peso.

Doveva essere un’intervista, diventò una chiacchierata in amicizia di un’oretta, mancavano solo una birretta, i piedi sul tavolo e il passaggio di qualche bellezza in costume, altrimenti il clima sarebbe stato quello della spiaggia della sua riviera.

In realtà col sorriso sulle labbra ci raccontò cose serissime, sui rapporti a volte inesistenti tra colleghi, sull’amicizia con Valentino Rossi, sulla voglia di correre fino "all’età di Capirossi", sul progetto di sbarcare un giorno in quella Superbike nella quale, in due sole gare di assaggio, si era permesso di battere subito Max Biaggi.

Quello era il lavoro, anche se raccontato con l’entusiasmo genuino di un ragazzo che sapeva proteggere il bambino che aveva dentro.

La stessa gioia di scoprire cose nuove che gli aveva fatto sgranare gli occhi vedendo la quasi preistorica macchina per stampare i giornali che accoglie chi entra nella nostra sede, e subito si era messo a scrutare con attenzione ogni ingranaggio, per capire come funzionava quel motore che faceva correre le notizie.

Ti puoi fidare, alcune di quelle notizie non le avremmo mai volute scrivere, caro Sic.