Venerdì 26 Aprile 2024

Moratti ‘esonera’ Suning: "Non ce la fanno"

"Non me lo aspettavo. Speriamo trovino acquirenti alla loro altezza". No di Zhang a 750 milioni di Bc Partners: vuole un miliardo

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di Giulio Mola

"Le trattative per la cessione dell’Inter? No, non me lo aspettavo, ma del resto questa situazione difficile per tutto il mondo mette la famiglia Zhang in condizione di non poter supportare, per intenzione e mezzi, la causa della società. Spero che trovino qualcuno alla loro stessa altezza". Parole pesanti come macigni quelle pronunciate ieri pomeriggio a Firenzeviola.it da Massimo Moratti, che di fatto “esonera“ il Gruppo Suning dalla gestione del club di cui è ancora terribilmente innamorato. Un’entrata così a “piedi uniti“ del 75enne ex presidente nerazzurro non la si ricordava da tempo. Forse da quando, sotto gli uffici della sua Saras, il lunedì mattina analizzava con i cronisti quanto accaduto nel weekend. Punzecchiando garbatamente e con ironia arbitri e rivali

Ma oggi la storia è diversa. Da attentissimo conoscitore del mondo del calcio e della finanza, Moratti sa bene che lo tsunami economico che ha travolto la proprietà asiatica dell’Inter (a causa delle restrizioni del governo di Pechino ma pure per la chiusura di 2800 negozi in Cina che hanno bruciato il 30% del patrimonio personale di Zhang) è roba seria, mica un pettegolezzo da bar. "Sono onestamente preoccupato: altro che stadio se si fa fatica a pagare gli stipendi arretrati", gli fa eco il suo ex braccio destro, Ernesto Paolillo, già uomo dei conti nerazzurri. C’è poco da nascondere, nonostante la disastrosa comunicazione del club degli ultimi mesi, fra goffe smentite e imbarazzanti silenzi. La partita più importante non è quella di domani sera a Firenze per la lotta scudetto e forse neppure quella di martedì prossimo contro la Juve. La sfida fondamentale si gioca sull’asse Nanchino-Milano e riguarda il futuro azionario e finanziario del club. Il mercato è stato congelato da mesi, gli emolumenti ai calciatori corrisposti in ritardo, persino i fornitori reclamano i pagamenti. E se entro il 31 marzo non verranno saldati gli stipendi di gennaio e febbraio si rischiano pesanti sanzioni. Suning ha bisogno di liquidità in tempi brevissimi, perciò da mesi, senza che nulla sapessero anche i suoi amministratori delegati Marotta e Antonello, ha messo in vendita (affidandosi alla Goldman Sachs) le quote di maggioranza della società, dopo che negli ultimi cinque anni aveva speso più di ogni altro club della serie A, 352 milioni di euro (al netto delle cessioni). Si è fatto avanti il fondo Bc Partners, per una due diligence che avrebbe richiesto, oltre al patto di riservatezza e di esclusiva, anche tempi più lunghi. E invece all’inizio della settimana dalla Cina è arrivato un no agli inglesi, decisi comunque a formulare un’offerta entro il weekend. Un miliardo chiede Zhang Jindong, 750 milioni (debiti inclusi) la proposta in arrivo da Londra. Torneranno così in corsa nuovi soggetti: nelle ultime settimane, infatti, Suning ha cominciato a dialogare con altri fondi: gli svedesi di Eqt ma pure gli americani di Ares Management Corporation e Arctos Sports Partner. Fra i pretendenti ci sono poi il newyorkese Fortress e Mubadala, fondo di Abu Dhabi. Presto cominceranno anche loro a spulciare i conti dell’Inter.

Moratti però, pur non dicendolo esplicitamente, spera che il club resti in mani italiane: l’idea di un azionariato popolare promossa dal duo Cottarelli-Zaccaria è d’attualità, e finora coinvolge 16 soci, con la possibilità di arrivare a un centinaio. Tutti (o quasi) tifosi vip, sul modello Bayern Monaco col desiderio di dare a poltrona più importante ad un presidente che conosca la storia dell’Inter. Nei salotti meneghini si dice che anche il petroliere milanese (come il suo predecessore Ernesto Pellegrini") sia stato interpellato ma che non abbia gran voglia di rimettersi in gioco. Che Moratti però tenga a cuore le sorti della sua Inter è indiscutibile, il cartellino “rosso“ mostrato ieri a Suning ne è la prova migliore.