Giovedì 12 Dicembre 2024
REDAZIONE SPORT

Loredana Bertè accusa Borg e il tennis: cocainomane, McEnroe pensava solo a musica e canne

La cantante parla nel libro "Traslocando - è andata così" demolisce gli atteggiametti dell'ex marito e di John McEnroe

Loredana Bertè e Bjorn Borg nel 1988 (Liverani)

Loredana Bertè e Bjorn Borg nel 1988 (Liverani)

Roma, 6 dicembre 2015 - Loredana Berté spara a zero sull'ex marito Bjorn Borg e il tennis degli anni Ottanta. Demolendo dei miti con accuse ben circonstaziate.

Nero su bianco, inchiostrato nell'autobiografia 'Traslocando - E' andata così'.

Frasi pesanti. "Ma da che pulpito viene la predica" verrebbe da dire, a voi le perle di Loredana.

"Al rientro dai viaggi da ambasciatore della corona dei regnanti di Svezia, Borg tornava invariabilmente ai suoi fantasmi. Alla sua scissione interiore. Alla mania per la cocaina e a quella non meno accarezzata del ritorno all’agonismo. Per un breve periodo, inseguendo la chimera della resurrezione, andammo a vivere a Londra. Reggia nei pressi di Hyde Park e trasferimento quotidiano in pulmino a Wembley".

Ne ha anche per un altro mito, John McEnroe.... che a quasi 60 anni gioca ancora e ha vinto un titolo ATP a 47, Loredana non ci sembra molto sul pezzo...

"I tennisti sono involucri fragili. Bambini. Nevrotici e felici a seconda del gioco, della vittoria di un set o di un momento liberatorio in cui tornare a essere persone al di là dei tornei, delle interviste o degli allenamenti. A New York avevo visto John McEnroe impazzire durante un concerto di Santana e salire sul palco all’improvviso per duettare con Carlos. A John del tennis fregava poco. Sicuramente meno di quanto amasse la musica. Si faceva le canne e animava l’eterogeneo gruppetto che si dava appuntamento nel locale che Jim Belushi aveva rilevato nei dintorni del porto. Era un anfratto di quarta categoria, con le mignotte come avvoltoi rapaci sulla porta, che Jim aveva comprato in una notte di follia e generoso sperpero. Camminavamo insieme e gli venne sete. Si fermò davanti alla porta e chiese semplicemente: «Qui si beve?».

Tornando a Borg e Londra...

"Un’ora e mezza di strada ogni mattina per andare a vedere l’ex campione, a cui i puristi di Wimbledon si erano inchinati, allenarsi come un dilettante. Di sesso neanche a parlarne. Il guru che aveva preso a seguirne la condotta spirituale lo sconsigliava vivamente. Non mi poteva scopare, diceva. Più lui sosteneva la teoria, più io indossavo baby-doll da urlo. Ma era anestetizzato. Mi guardava come una creatura aliena: «Ma non hai freddo, Loredana?». Dopo otto mesi senza sesso, mi ruppi i coglioni e me ne andai. Lo facevo periodicamente. Alternando momenti di fuga ai mesi passati in Svezia nella sua villa. Viveva davanti al mar Baltico, in un posto magnifico, immerso in un costante stato di paranoia. Björn non aveva assunto domestici perché diceva: «Sono giornalisti travestiti per entrare in casa mia e sputtanarmi»".

Altre mazzate su Bjorn ...

"Così ogni settimana, in preda a un nuovo allarme, chiamava i bonificatori. Arrivavano squadre di omini vestiti di grigio con apparecchiature ultramoderne. Soldati zelanti che sapevano che una parte del mestiere consisteva nell’alimentare e tenere vivi i fantasmi di Borg. Mio marito voleva ripulire l’ambiente perché era convinto che la villa fosse piena di cimici, ma alla fine, in mancanza di servitù, la schiava deputata a far splendere il castello ero io"