Mercoledì 24 Aprile 2024

L’inflazione di partite e tv

Giuseppe Tassi

Il carrozzone avvelenato di Qatar 2022 sta per muovere la sua macchina miliardaria. Le migliaia di morti nei cantieri e lo spregio dei diritti civili sono già ottimi motivi per contestare la Fifa e la kermesse del pallone in salsa qatariota.

Ma c’è un pericolo più sottile, che rischia di minare le basi stesse di questo sport e la sua planetaria popolarità. Nella loro smania di riempire le casse e moltiplicare gli eventi, Infantino e la sua corte hanno perso di vista uno dei valori fondamentali del calcio: l’esclusività, l’unicità dei grandi appuntamenti. Come la Ferrari limita il numero delle unità da mettere sul mercato per dare maggior valore ai propri modelli, altrettanto dovrebbe fare la Fifa con i grandi eventi. Evitando di moltiplicarne il numero e di dilatare la partecipazione.

I Mondiali degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta erano a 16 squadre e poi a 24. Erano attesi come eventi epocali: nel cuore di giugno con le scuole chiuse, le collezioni di figurine ad accendere la lunga vigilia, le musiche di Bacharach e il monoscopio RAI compagno di una tensione crescente fino all’ora della partita.

Oggi in omaggio allo strapotere delle TV si serve e si vede calcio ogni giorno, si moltiplicano le Coppe europee e le competizioni per le nazionali (vedi la Nations League). Il pallone è un prodotto sempre più di consumo, liofilizzato in mille particelle.

Segue all’interno