Mercoledì 24 Aprile 2024

Inter, quello spirito perso e gli errori dei big

Conte ultimo nel girone di Champions e quinto in campionato: la corazzata deve ritrovarsi subito e non può contare solo su Lukaku

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di Giulio Mola

Il “day after“ dell’Inter è uggioso come il clima milanese. La caccia al colpevole era già iniziata in piena notte sui “social“ perché si fa fatica a metabolizzare la sconfitta-beffa di Madrid. C’è rabbia, tanta rabbia: in Spagna i nerazzurri hanno perso una partita dove per l’ennesima volta hanno lasciato l’impressione di essere squadra ambiziosa e coraggiosa nelle intenzioni, ma un’eterna “incompiuta“ nei fatti. In campo c’è compattezza ma ancora non si percepisce quell’ultimo step di crescita che doveva essere fatto dopo i progressi della stagione scorsa.

Troppe distrazioni contro quello che non era certo il miglior Real di sempre, abile nel prendersi i regali impacchettati dagli avversari e portarsi a casa una vittoria importante (ma per fortuna dell’Inter, non ancora decisiva). E’ proprio questo che fa aumentare i rimpianti: spiace che i nerazzurri abbiano perso contro un Real Madrid tutt’altro che irresistibile, anzi ancora una volta assai fragile in difesa (7 gol incassati dai “blancos“ nelle prime tre partite del girone). Purtroppo De Vrij e soci hanno fatto peggio: la retroguardia non ha convinto, troppe le reti subìte in Italia e in Europa da un reparto fino a qualche mese fa blindatissimo, visto che Antonio Conte ha costruito la sua Inter su una solida linea difensiva.

Così alla fine non sono servite le buone prestazioni di Lautaro (gol e assist) pur orfano di Lukaku, di Barella (splendido l’assist di tacco proprio per l’argentino) e persino Perisic. Hanno pesato di più le prove negative, di Vidal soprattutto, ma pure di Hakimi meno incisivo del solito. A conferma di un periodo negativo per tutti, visto che nell’ultimo mese l’Inter ha vinto solo col Genoa. Pochino.

Sono in tanti adesso a puntare il dito contro l’allenatore, come se fosse colpa di Conte se la squadra ha smarrito quello spirito vincente di luglio e agosto. C’è chi sostiene che il gruppo non lo segua più, chi gli contesta la sostituzione di Barella, chi fa cadere pure uno degli “alibi“ dell’allenatore nella passata stagione: se gli avessero comprato Vidal anziché Eriksen avrebbe vinto lo scudetto, si pensava. Non sembra così. Col cileno in campo, nervoso e impreciso, l’Inter va peggio di prima. E nel frattempo Eriksen si è perso (dopo aver avuto le sue chance), forse anche perché condizionato dal gelido rapporto col tecnico. A Conte si contesta di tutto, insomma, persino di non essere più se stesso in campo e fuori. Come se il patto di Villa Bellini del 25 agosto lo avesse “anestetizzato“, togliendogli la solita grinta. Eppure, alla fine, sono gli inspiegabili errori dei singoli a fare la differenza. E l’Inter, anche se distratta e sprecona, resta una squadra con una sua identità. Per restare aggrappata alla Champions servirà un mezzo miracolo. Prima però c’è da superare l’ostacolo Atalanta. Non una passeggiata di salute.