Mercoledì 24 Aprile 2024

E domenica a Wembley ci aspetta Kane

Il capitano trascina l’Inghilterra in finale: la favola della Danimarca finisce ai supplementari dopo l’iniziale vantaggio con Damsgaard

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di Mattia Todisco

Serviranno di nuovo i leoni di Wembley. Inghilterra-Italia è la finale degli Europei. Questo è il verdetto della semifinale vinta ai supplementari dai britannici, 2-1 contro la Danimarca. Niente miracolo-bis, il 1992 resterà per il momento un unicum nella storia danese. La delusione non può togliere spazio agli applausi per i ragazzi di Hjulmand. Hanno giocato contro ogni pronostico. Contro ogni evento contrario. Nemmeno un arresto cardiaco al giocatore più rappresentativo, Christian Eriksen, ha impedito loro di chiudere tra le prime quattro. O forse proprio quello è stato il motore. Ci sarà anche lui all’atto conclusivo, perché l’Uefa lo ha invitato assieme alla famiglia e ai soccorritori che gli hanno salvato la vita. L’Inghilterra avrà un giorno in meno dell’Italia per eliminare le scorie di una battaglia in cui la Danimarca vive la favola, gli inglesi il sogno. I "maestri" sono alla cattedra di un torneo che non hanno mai vinto. Fino alla semifinale hanno insegnato a tutti come si difende: non un gol subito in cinque partite. Vengono da un quarto di finale mai in discussione contro l’Ucraina. Trovano un’altra outsider, ma la pasta è diversa. Non è l’avversario un po’ miracolato dai ripescaggi e dagli eventi fortunati contro la Svezia agli ottavi. I danesi fanno viaggiare il pallone come un armonioso viavai di locomotive sull’erba. Subito il contraccolpo immediato della perdita di Eriksen, durato il tempo di una sconfitta all’esordio con la Finlandia, hanno reagito da campioni. Un’altra sconfitta col Belgio, quindi tre successi di fila segnando dieci gol. Sempre senza l’interista. Con il suo sostituto, Mikkel Damsgaard, altro prodotto della Serie A che al più famoso compagno si ispira e dopo mezz’ora di semifinale sfodera una punizione telecomandata, potente, una parabola diabolica che spegne l’inferno di Wembley. È a questo punto che all’Inghilterra servono gli attributi per non sentire il peso dell’essere favorita.

Se c’è un fardello da portare si deve poggiare su spalle larghe. Il più corpulento di tutti è Kane ed è anche uno dei più tecnici. La palla che infila in un corridoio angusto, tra due difensori scandinavi, è perfetta per Saka. Un invito a cui non si può dire no e che Kjaer accompagna nella propria porta solo per evitare che Sterling possa fare lo stesso. Diventa anche la partita dei portieri. Di Pickford e Schmeichel. Del boato all’ingresso di Grealish. Della paura che riduce a zero le occasioni nell’ultima fetta di regolamentari e che fa abbassare la Danimarca a difesa del fortino nei supplementari. Finché Sterling non va giù in area e Kane non rimedia con la ribattuta a un rigore molto contestato e appena fallito.