Giovedì 25 Aprile 2024

Donnarumma d’oro, il re è sempre Messi

Al gigante azzurro il premio Yashin, è lui il più forte tra i pali. Settimo sigillo per l’argentino del Psg, Jorginho ‘soltanto’ terzo

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di Paolo Franci

Per fortuna che c’è Gigio, perché altrimenti il Pallone d’oro sarebbe stato come quando al ristorante dove sei di casa ordini sempre la stessa pietanza. Saporita per carità, ma sempre la stessa, senza guardare al menù pieno di prelibatezze. Certo, mettere un saltinbocca alla romana al pari del trofeo individuale (ritenuto) più prestigioso al mondo è esercizio quanto meno ardito, ma è quel che viene in mente leggendo la classifica del ’Ballon d’Or’ 2021. Pensate, ha vinto Leo Messi, al settimo trofeo. Mica Jorginho, terzo pur essendo stato uno degli straordinari protagonisti non solo della vittoria azzurra all’Europeo, ma ha anche alzato una coppa non banale, la Champions League. Cioè, vinci due trofei enormi, i più ambiti in Europa, nell’anno solare e non basta ad alzare il Pallone d’Oro?

Almeno Donnarumma ha vinto il premio Yashin per il miglior portiere del mondo, a riconoscere i meriti del calcio azzurro in questo 2021, ma il problema di fondo resta: perché per anni ci hanno spiegato che il riconoscimento andava a Messi e Ronaldo perché carichi di gloria, trofei, gol e coppone con le orecchie. Ci hanno detto, i dotti, medici e sapienti del Pallone d’Oro che se non vinci non lo vinci. E noi, per carità, gli abbiamo dato retta. E così ci siamo seduti sulle nostre convinzioni, un tantino diverse rispetto alla regola ’vinci quindi lo vinci’ della giuria pallonara d’oro. Cioè, se uno fa una grande stagione, se incanta e tanti altri ’se’ perchè non deve vincerlo? No, niente da fare per chi lo avrebbe meritato negli anni come Griezmann, o Van Dijk, Iniesta. E vogliamo parlare del Milito del Triplete interista ignorato nel 2010?

Dal 2008 in poi hanno sempre vinto Ronaldo o Messi. Tranne l’eccezione di Modric nel 2018, con Cristiano Ronaldo al secondo posto. E lì, pur con tutti i meriti di Luka che vince la Champions e arriva alla finale Mondiale con la Croazia, qualche dubbio è rimasto. Dirà Ibra: "Ora finalmente sappiamo con chi competeva Messi per questo premio: era Florentino Perez e non Cristiano Ronaldo...".

La classifica finale del Pallone d’oro dice: primo Leo Messi, Psg, club di Al Khelaifi, emiro del Qatar che si prepara ad accogliere i mondiali l’anno prossimo. Del Psg è anche Donnarumma, per la cronaca. E sempre per la cronaca, dietro Messi si è piazzato Lewandowski, ’accontentato’ con il premio di miglior bomber istituito quest’anno, al terzo posto Jorginho, e poi a seguire Benzema, Kante, Cristiano Ronaldo, Salah, De Bruyne e Mbappé.

Annotiamo che Barella s’è piazzato 26esimo, l’eroico Kjaer 18esimo e Neymar è addirittura 16esimo, dietro a Chiello-Bonucci (13° e 14°), Donnarumma decimo nella classifica generale, mentre il pallone d’oro femminile è andato ad Alexia Putellas, Triplete con il Barcellona.

Poi al Theatre du Chatelet a Parigi, è andata in scena la premiazione ed è stato Messi ad alzare il trofeo.

Perché? Ha vinto la Coppa America. Per carità, trofeo importante. Però col Barcellona è andata malino e ha anche detto addio al mondo blaugrana. Per sbarcare dove? A Parigi, la casa del Ballon d’Or assegnato da France Football, giornale francese. Ci chiediamo: se le linee guida per decidere l’assegnazione tengono conto di quel che s’è fatto (e vinto, soprattutto) nell’anno solare – principio che ha decretato la dittatura Messi-Ronaldo – per quale motivo Jorginho che ha alzato i due trofei più importanti dell’anno non ha vinto?

Chiariamo: Messi e Ronaldo lo hanno vinto (quasi) sempre con merito perché sono due giocatori enormi, ma ci si chiede come sia possibile che certi criteri possano cambiare, o siano modellabili come la creta a seconda dei nomi.

E’ il caso, ad esempio, di Robert Lewandowski, che quet’anno ha battuto il record di Gerd Muller con 41 gol in Bundesliga in 29 partite la scorsa stagione vincendo anche il premio Fifa come miglior giocatore del 2020: ieri gli hanno dato il premio di attaccante dell’anno, istituito per l’occasione.

Un contentino.