Venerdì 26 Aprile 2024

Cusin, l’esploratore dei mondi "Voglio portare in alto il Sud Sudan"

Guiderà la nazionale del paese nato 10 anni fa e martoriato dalle guerre civili: "Puntiamo alla Coppa d’Africa"

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di Doriano Rabotti

A saper leggere i segni del destino, era già tutto scritto fin dal certificato di nascita: quasi 52 anni fa, a Montréal, i genitori italo-francesi di Stefano Cusin potevano anche immaginare che il futuro del loro bimbo appena nato sarebbe stato con la valigia in mano. Ma lui ha esagerato: loro non avevano avuto paura di varcare l’oceano, lui ne ha fatto uno stile di vita, e ora si appresta a guidare la nazionale del paese più giovane del mondo, il Sud Sudan. Lo fa dopo una collezione di squadre e di luoghi che non basterebbe uno scaffale di guide della Lonely Planet, per raccontarli tutti.

La notizia fresca è la nomina del canadese di...Toscana, sposato con una aretina, come ct della nazionale del Sud Sudan: "È un incarico fantastico, nel Paese più nuovo al mondo, con la nazionale più nuova al mondo – ha raccontato Cusin dopo aver firmato con il ministro dello Sport del Sud Sudan un contratto biennale –. Questa è una regione bella. Storicamente è martoriata dalle guerre civili, però c’è tanta voglia di sport e calcio. Sono qua da tre giorni e mi hanno accolto in modo fantastico. Ora l’obiettivo è portare la nazionale per la prima volta alla coppa d’Africa del 2023 in Costa d’Avorio".

Il Sud Sudan è indipendente dal 2011 e due giorni dopo la proclamazione, fece festa con una partita della nazionale. Cusin è stato in diverse occasioni anche il vice di Walter Zenga, dice che si considera un "ambasciatore del calcio" e ne ha tutte le ragioni, visto il curriculum. Prima di accettare il Sud Sudan, col quale debutterà il mese prossimo in un quadrangolare con Marocco, Gambia e Sierra Leone, ha davvero girato il nuovo mondo del pallone. E’ stato scelto anche per questo, perché ha già allenato in Libia, Congo, Sud Africa, Camerun. Conosce il calcio del continente, ma anche quello di tutto il mondo, perché da giocatore ha attraversato Francia, Svizzera e Guadalupa, per poi trasferirsi in Toscana e guidare le giovanili di Arezzo e Montevarchi, tra la fine degli anni Novanta e il 2003.

Poi è iniziato un altro giro del mondo in...ottanta squadre, e pazienza se sono meno: nazionali giovanili di Camerun e Congo, il Botev Plovdiv in Bulgaria, e ancora Tripoli, Arabia Saudita ed Emirati, Abu Dhabi, i palestinesi dell’Ahli Al-Khalil di Hebron, i Wolverhampton Wanderers come vice di Zenga, i Black Leopards sudafricani, i ciprioti dell’Ermis Aradippou, gli iraniani del Shahr Khodro l’anno scorso.

Ora il Sud Sudan, dove il calcio avrà una missione speciale: non è la prima volta che lo sport viene usato per fini politici, non sarà l’ultima. La pace nel paese si regge ancora su gambe fragili, a Cusin viene chiesto di rendere quelle dei suoi calciatori forti abbastanza per reggere il confronto col resto del continente. Dal Sud Sudan parte il maggior numero di migranti nel mondo, e infatti molti calciatori giocano tra Australia, Stati Uniti, Svezia, Francia o Danimarca, altri in Kenya e Zambia: "Il 65% dei giocatori milita nel campionato locale, la squadra ha valori. È 165ª nel ranking mondiale, c’è da fare un grosso lavoro".

Nulla che spaventi un giramondo come Cusin.