Mercoledì 24 Aprile 2024

"Bello smettere così, quasi quasi lo rifaccio"

Rossi non perde il sorriso: "Era una scusa per fare casino. Sulla folla come Jim Morrison, il mio sogno. Piangere? Magari di notte"

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dall’inviato Riccardo Galli

Valentino sorride. Passa e chiude. E lo fa con battute, scherzi, sorrisi. Ok, gli occhi erano lucidi mentre Valencia e il mondo intero gli rendevano omaggio con un saluto che rimarrà storia. Era emozionato, e non poteva essere altrimenti, come non poteva andare diversamente il ‘casino’ (come lo chiama lui) della festa al paddock.

"Ora piano piano – si racconta – capirò che poi smetto. Diciamo così: per adesso è solo finito il campionato, poi si vedrà. Già, hanno provato a farmi piangere molte volte sapete, fra qui e Misano, ma alla fine era una festa e festa è stata. Abbiamo fatto casino, spaccato qualcosa… abbiamo fatto cose così, nel mio stile…".

E nello stile di Vale c’è anche l’ironia, la voglia di spiazzare tutti, di tirare fuori la battuta che anche in un giorno come quello di un addio leggendario può far battere forte il cuore. "Sapete una cosa? – eccola la battuta –. Smettere era una scusa per fare un po’ di casino. Mi sono trovato benissimo, sono sincero e magari va a finire che smetto il prossimo anno…". E giù un altro boato della gente che gli sta attorno mentre le fotocamere di mille smartphone lo bombardano senza pietà.

E’ Rossi ma anche un po’ Jim Morrison quello che ieri ha salutato le corse dopo oltre un quarto di secolo tutto in prima fila. Anzi sul palco. Si rivede mentre i ragazzi del box lo fanno scivolare in alto. Su tutti, sopra a tutti. Sì, proprio come un divo del rock.

"Fare ‘stagediving’ come Morrison a Los Angeles nel 1978 è sempre stato il mio sogno. A dire il vero sognavo di farlo al Mugello, ma avevo paura che alla fine non mi avrebbero più ritrovato…". Altra battuta e altra risata. E la festa continua.

Festa segnata anche da un risultato, quel decimo posto, che Valentino considera un passo in avanti molto importante rispetto alle delusioni degli ultimi mesi. "Dai che sono andato forte – sottolinea –. Sì, ero motivato e tirato al punto giusto e cercavo di chiudere al meglio. In bellezza. Ci sono riuscito e questo mi fa piacere".

"Se mi sono commosso? – scherza di nuovo –. Se piango magari lo farò stanotte. E facciamo così, magari faccio un video e ve lo mando". E giù un’altra risata.

Il risultato, la festa, Valencia che si è riempita per lui. Valentino accende i riflettori sul domani e non ha dubbi. Nel suo album dei ricordi, la gara di ieri balza fra quelli più belli e da conservare con gelosia. "Me la porterò avanti e dietro per almeno altri cinque, sei anni. Forse anche 10".

Il futuro. Già quale futuro si sta preparando o immaginando Rossi? "Beh – ricorda volentieri – mi piace correre e quindi qualcosa, come sapete, mi inventerò e poi voglio essere sincero, mi fa piacere pensare che avrò più tempo libero, per me e per la mia famiglia".

Poi Valentino torna ad emozionarsi quando gli viene recapitata quella lettera di amore specialissima, scritta dalla ‘sua’ moto, dalla sua Yamaha M1 sulla quale Rossi è salito per la prima volta nel 2004 e dopo la vittoria nel Gp del Sudafrica è diventata la sua moto più vincente.

"Mi mancherai e non sai quanto, con amore la tua M1", si chiude così la lettera in cui la Yamaha si racconta e racconta tutte le tappe di una storia vincente e senza fine. Appunto una storia d’amore, come quella fra Rossi e il motociclismo.

"E io comunque – conclude Valentino – ho solo un rimpianto: il titolo perso nel 2015". E sarebbe stato il decimo della sua storia. Peccato.