Mercoledì 24 Aprile 2024

L'ex ginnasta Anna Basta: "Via dalla Nazionale per le offese. Io insegno altri valori"

Dopo gli abusi psicologici denunciati e il ritiro, la 21enne allena undici bambine a Bologna. "Il clima era insopportabile, ogni giorno mi dicevano ‘cicciona’ e avevo pensato al suicidio"

Anna Basta ha fatto parte della Nazionale di ginnastica ritmica dal 2016 al 2020

Anna Basta ha fatto parte della Nazionale di ginnastica ritmica dal 2016 al 2020

"Umiliata". Ci pensa un po’, Anna, poi ritornando all’esperienza con le Farfalle pesca questo vocabolo per spiegare la sua esperienza e la denuncia sui social che ha portato la Federazione ginnastica a un bivio, al commissariamento dell’Accademia di Desio e a un’inchiesta tuttora in atto. Che ci fosse qualcosa che non andava, tra lei e la ritmica, lo si era intuito nel 2020, quando aveva lasciato la Nazionale, alla vigilia dell’avventura olimpica in Giappone. Anna Basta, che oggi ha 21 anni, ha impiegato due anni a elaborare quel malessere che l’ha portata a chiamarsi fuori. E adesso, pensa al futuro con ottimismo e fiducia, seguita da una psicologa che l’ha aiutata in questo percorso. E dall’affetto di mamma Barbara, papà Leonardo e della sorella Rebecca.

Anna, cominciamo dal presente.

"Alleno alla Kia Dance Company, seguo undici bambine".

Qual è il suo sogno?

"Che facciano sport, divertendosi e crescendo. La ritmica è bellissima".

Anche se lei ha lasciato le Farfalle. Nelle scorse settimane è uscita allo scoperto denunciando il sistema. Che ci fosse qualcosa che non andava lo aveva fatto capire già due anni fa. Ma non era il momento per parlarne.

"Non è che non fosse il momento, stavo male, ma non riuscivo a raccontarlo. Avevo 19 anni, ho cominciato con la ritmica che ne avevo 4. Non era facile parlare".

Prima di Tokyo si è chiamata fuori.

"C’è voluto coraggio. Volevano restassi in Nazionale. E invece, complice il lockdown, ho chiamato mio padre. ‘Vieni a prendermi’. E non sono più tornata indietro".

Cosa l’ha ferita?

"Gli insulti ai quali eravamo sottoposte. Non tanto la prova della bilancia. Quanto le parole che seguivano quel momento".

Quali parole?

"Sei cicciona, sei un prosciutto, guarda che sedere che hai. Sei incinta. Questo condizionava il mio rapporto con il cibo".

E mamma e papà?

"Avevano intuito che qualcosa non andava. Ma ero io stessa a rassicurarli. A dire loro che in fondo andava tutto bene. Ho raccontato tutto solo quando sono tornata a casa".

Al ritiro di Desio invece non andava bene.

"No, in quei momenti, mi veniva da piangere. Avrei dovuto reagire, non ci riuscivo. Si era creato un rapporto tossico con i tecnici".

I nomi, pubblicamente, non li ha mai fatti.

"No, c’è un’indagine federale in corso".

Sui social ha denunciato questo modello. Cerca vendetta?

"No, vorrei solo che cambiasse il sistema. La ginnastica ritmica è bellissima. Ma deve essere insegnata nel modo giusto".

E adesso?

"Vado avanti, bisognava esporsi".

L’ha fatto sui social, non tutti sono d’accordo con lei.

"Tante critiche. Tanti mi rimproverano di aver parlato solo adesso, mi accusano di aver scritto certe cose perché non sono più in nazionale. Perché mi hanno cacciato".

E invece?

"Me ne sono andata io. Mi avevano chiesto di rimanere".

Perché non ha parlato subito?

"In quei frangenti sei tu che sei convinta di essere sbagliata. Le allenatrici sono come una seconda mamma, si crea un legame affettivo che non è facile da capire".

Gli insulti, in Rete, continuano.

"Dicono che l’ho fatto per la fama. Ma quale fama? Eravamo umiliate".

Lo sport comporta sacrifici.

"E questi li avevo messi in preventivo. Comprese le rinunce a tavola. Ma…".

Ma?

"Quelle non erano rinunce. Mi dicevano di non mangiare, di non bere. Certe cose, le deve affrontare un nutrizionista".

E non è ancora tutto.

"Due volte l’idea del suicidio mi ha sfiorata. Mi sentivo inadeguata".

E poi?

"Il pensiero è svanito grazie all’aiuto di alcune persone".

E adesso?

"Vado avanti. Attendo che l’indagine si concluda".

Ha avuto contatti con lo staff tecnico della Nazionale?

"No".

E con le sue ex compagne?

"Quello che stanno raccontando quello che succedeva sì. Le ragazze che sono rimaste in Nazionale, invece, no".

Cosa farà da grande?

"Non lo so. La passione per la ritmica, che è anche il mio lavoro, resta. Ma non mi sento di escludere nulla. Sto studiando sport e management".

E la sua battaglia?

"Non cerco vendette, non cerco fama. Vorrei solo che si potesse affrontare uno sport come la ritmica con lo spirito giusto. Che significa affrontare sacrifici duri. Ma essere trattati bene. Pur accettando di lavorare sodo. Come abbiamo sempre fatto. Ma le umiliazioni no. Lo sport deve insegnare ed educare. Ma nel modo giusto".