Lunedì 29 Aprile 2024

Tenuta di Tavignano. Castelli di Jesi, il segreto è la longevità

Stefano Aymerich e la moglie Beatrice hanno trasformato un'azienda di collina nelle Marche in Tenuta Tavignano, specializzandosi nel Verdicchio. La Ceo Ondine De La Feld punta sulla qualità, sostenibilità e longevità del vino, con progetti di espansione e una vintage collection.

Tenuta di Tavignano. Castelli di Jesi, il segreto è la longevità

Tenuta di Tavignano. Castelli di Jesi, il segreto è la longevità

Tutto iniziò dalla visione di Stefano Aymerich di Laconi che con la moglie Beatrice nel 1973 acquistò un’azienda di collina, un balcone sulle Marche fino all’Adriatico ai Sibillini, che è poi diventata la Tenuta di Tavignano, nel comune di Cingoli (Macerata). Un piccolo mondo a 350 metri di altitudine, fra vigneti, cereali e barbabietole, da subito concentrato sulle varietà autoctone. "Una scelta un po’ controccorrente in quegli anni– spiga Ondine De La Feld Aymerich – visto che piantarono principalmente Verdicchio, un po’ di Sangiovese, Montepulciano e qualche particella di Cabernet, Merlot e Lacrima di Morro d’Alba. Nel 1994 arrivò il primo vino importante, da una parcella chiamata Misco sul fiume Musone, che contribuisce a dare carattere". E il Misco, un Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc classico Superiore è il vino simbolo dell’azienda guidata dalla Ceo De La Feld che ha lasciato il suo lavoro di architetto fra Londra e Milano per abbracciare questo nuovo mondo. "Sono stata chiamata dagli zii dieci anni fa – spiega–. Ora va di moda la conduzione femminile delle aziende, ma non voglio enfatizzare questo aspetto: che lo conduca un uomo o una donna, non deve sembrare una cosa fuori dal mondo. In generale le donne hanno una superiore tendenza all’accudimento: siamo chiamate ad accudire la vita e siamo attente alla sostenibilità e all’etica, anche se contano più di tutto le persone che lavorano con me".

L’azienda lavora in regime biologico, affrontando gli eventi climatici, come le piogge torrenziali dello scorso anno. "Speriamo che siano eventi, eccezionali, che non cambiano l’equilibrio" considera De La Feld, che ricorda come i vigneti abbiano già 35 anni e il lavoro con rese basse che non superano i 90 quintali per ettaro ("prerogativa per un vino di qualità"). Il focus della Tenuta Tavignano è il Verdicchio, per cui "ci consideriamo un punto di riferimento. Con l’aumento abnorme dei costi, lo sviluppo migliore per aziende come la mia è quella di concentrarsi sulla qualità: l’esito naturale è fare meno vino con qualità superiore".

In questo il Verdicchio ha una carta importante da giocare, la longevità. "Invecchiando assume un’altra veste– prosegue Ondine – non è più fresco e acido, ma diventa un vino outstanding, da palcoscenico, può essere un punto di riferimento dei bianchi italiani. Certo, in cantina deve arrivare uva di altissima qualità: noi qui usiamo l’acciaio perché il Verdicchio già sviluppa aromi terziari, struttura, eleganza, note di mandorle tostate, una bella mineralità. Ora anche il Classico Superiore diventerà Docg: dalla vendemmia 2024 ci sarà il Castelli di Jesi Riserva: non metteremo la dicitura Verdicchio, per noi è il luogo che conta". Intanto "abbiamo creato una vintage collection, un Misco Riserva, con una selezione del 2013. Una nuova strada per questo terroir passa dall’invecchiamento: è un investimento iniziale, ma sono sicura che porterà vitalità e giovamento".

Letizia Gamberini