Mercoledì 1 Maggio 2024

Riccardo Cotarella: "Qualità e preparazione. Così un’azienda può distinguersi"

Il celebre enologo racconta il panorama di oggi "Oggi bisogna studiare, andare all’estero ed esprimersi nel marketing. I cambiamenti climatici? Hanno portato anche vini straordinari".

Riccardo Cotarella: "Qualità e preparazione. Così un’azienda può distinguersi"

Riccardo Cotarella: "Qualità e preparazione. Così un’azienda può distinguersi"

Il signore sì che se ne intende, recitava un vecchio spot pubblicitario. Un abito che calza perfettamente per Riccardo Cotarella, presidente di lungo corso di Assoenologi, e numero uno degli enologi italiani.

Cosa deve fare un’azienda per distinguersi nel mondo del vino?

"Servono tre elementi. Primo, qualità assoluta, cioè bontà del vino, e collegamento con il territorio e filosofia aziendale. Secondo, essere scientificamente preparati per una gestione manageriale del vigneto ed essere imprenditori di se stessi. Terzo, il vino deve essere espressione dell’annata. La scienza e la tecnica possono poi condizionare gli elementi negativi della stagione o evidenziare quelli positivi. E non è tutto".

Cosa c’è ancora?

"Serve sapersi raccontare, esporre la narrazione vera dell’azienda, della famiglia. Molti viticoltori oggi mandano i figli a studiare enologia perché l’azienda deve essere professionalmente preparata, organizzata capace di esprimersi sui social e nel marketing".

La formula per l’abito su misura ad ogni singola impresa?

"L’enologo non deve fare il vino che piace a lui, ma quello che rispecchia la filosofia del produttore, l’identità aziendale che naturalmente stia sul mercato. Non si può fare un vino old style in un’azienda appena nata".

L’intelligenza artificiale può aiutare l’enologo?

"A mio parere no. Il vino non è una formula, non può essere gestito da un computer. Deve essere gestito dalla creatività e dalla scienza delle persone".

Cosa risponde a chi esprime timori di standardizzazione del vino?

"Chi dice una cosa del genere non conosce il vino. Se parliamo di prodotto standardizzato parliamo semmai di vino buono perchè la qualità è mediamente alta. Ma non c’è enologo che possa fare vini simili con vitigni diversi nello stesso posto o con lo stesso vitigno in posti diversi".

Il vino italiano come è posizionato nello scenario internazionale?

"È posizionato bene e a livello di reputazione sempre meglio grazie alla diversificazione della produzione. La nostra ricchezza sono la biodiversità territoriale e la diversità umana, cosa che nessun altro al mondo possiede come noi. Per esempio Montalcino è una specie di cono, ma ovunque vai senti una differenza del prodotto data dall’esposizione. Sotto questo profilo, l’Italia è ricchissima".

Il clima pazzo come ha cambiato la gestione dei vitigni?

"Chiediamoci da quando i nostri vini sono diventati generalmente grandi vini. Oggi abbiamo vini straordinari e ciò è successo dopo il cambiamento climatico. Vini come Sangiovese, Montepulciano, Nerello mascalese e altri sono a maturazione tardiva se condizionati in autunno delle nebbie e delle gelate. Quindi le uve faticano a raggiungere una forte maturazione zuccherina. Oggi invece grazie alla variazione del clima abbiamo un positivo anticipo della maturazione con una sanità perfetta. Poi però bisogna applicare maggiore professionalità scientifica e va cambiata la gestione. Per esempio una volta si sfogliavano le piante per aver una migliore esposizione al sole, oggi invece vanno protette".

Qual è oggi una regione emergente?

"Parlerei di area emergente sul piano della qualità. Ed è il centro sud. Stanno facendo passi avanti Umbria, Marche Abruzzo, la stessa Romagna".

Un consiglio ad un giovane che si lancia nel mondo del vino?

"Studiare tanto, diventare enologo e conoscere i mercati andando anche all’estero".

Qualcuno dice che il vino fa male.

"Tutto fa male se si consuma in eccesso. Il vino va degustato con moderazione e intelligenza. E non fa male. Chi si esprime al contrario vorrei che lo dimostrasse scientificamente".